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IL ROMANISTA. Con Totti e Lamela è qualità oro

Erik Lamela

(D.Giannini) «Un capitano, c’è solo un capitano». Lo gridava ieri pomeriggio un gruppetto di tifosi che erano alla Stazione Termini per la partenza della Roma alla volta di Firenze. Il coro più classico nei confronti di Francesco Totti, ma che questa volta aveva un motivo in più per essere intonato.Perché il popolo romanista ha una voglia matta di rivederlo in campo dopo una vita, dall’inizio. Cosa che non succede da più di due mesi (era l’1 ottobre, il giorno di Roma-Atalanta e anche quello del suo infortunio), poi c’è stata solo quella manciata di minuti contro il Lecce, ma non è la stesa cosa di vederlo entrare in campo con la fascia al braccio e il gagliardetto in mano. I tifosi lo aspettano, vogliono esultare per un suo gol (quello che in questa stagione ancora non è arrivato), sperano che nell’11 di partenza ci sia lui. E non solo per motivi affettivi, di riconoscenza. Ma perché quando gioca Francesco, oggi come 15 anni fa, si accende sempre la luce in campo e tutto diventa più semplice. Perché quando si pensa all’attacco migliore da schierare, si pensa a lui. Sempre. A maggior ragione oggi che all’appello mancano anche Osvaldo (per sanzione disciplinare), Borriello e Borini. Luis Enrique in conferenza stampa, come al solito, non ha voluto anticipare nulla sulla formazione. E a chi gli chiedeva se Totti sarà il leader della sua Roma ha risposto: «Nessuno ha dubbi su questo. Ma qui cerchiamo di fare una squadra che sia sopra tutti i giocatori. Giocano in 11, gli altri devono lavorare di più. Non c’è altro modo». Insomma, non è ancora certo che il capitano sia in campo dall’inizio al Franchi. Eppure sembrerebbe la soluzione migliore, anche nell’ottica del gioco di Luis Enrique, un gioco offensivo. Anche se ci sono tante defezioni e anche se, schierando tutti gli attaccanti, c’è poi il rischio di non avere cambi a partita in corso.Come a Udine, dove Totti non c’era e davanti giocarono Lamela e Osvaldo con Pjanic spostato sulla trequarti. Il risultato lì non è stato confortante. Stavolta la storia si ripete, anche se con altri protagonisti. I romanisti sognano di vedere una Roma col tridente Totti-Bojan-Lamela, e Pjanic restituito al centrocampo con Gago e De Rossi, vale a dire il trio che contro il Lecce aveva impressionato per quantità, qualità e affiatamento. Insomma, se squadra d’attacco deve essere, squadra d’attacco sia. Quella potenzialmente più devastante, quella con Francesco Totti.

 

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