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IL MESSAGGERO. “Niente da invidiare alla Juve”

Luis Enrique

(U.Trani) «Non abbiamo niente da invidiare alla Juve». Questa frase sintetizza la giornata a Trigoria di Luis Enrique. Parole rivolte ai giocatori della Roma, nel suo breve discorso, giusto una decina di minuti, prima di scendere in campo per l’allenamento. L’asturiano non si arrende. Anzi, rilancia, contando sull’appoggio della squadra. Fermamente convinto che il suo progetto tecnico non sia affatto fallimentare, si è presentato davanti al gruppo solo per elogiarlo. Per complimentarsi.Ha preso, insomma, in contropiede i calciatori. Dimostrando loro di fidarsi. Senza nemmeno chiedere se qualcuno ha dubbi o perplessità sui metodi o altro. Le sue certezze sulla partecipazione e sul coinvolgimento dei singoli arrivano direttamente dalle partite, anche quelle perse e compresa quella finita in otto a Firenze. Così nessuno ha fiatato. Tutti lo hanno ascoltato e, subito dopo, seguito in campo. Non il giorno della verità, dunque, ma uno dei tanti a Trigoria. Come se non fosse accaduto niente. Anche se per un’ora e mezza Franco Baldini e Walter Sabatini hanno cercato di capire da Luis Enrique come mai la Roma è in piena crisi. L’allenatore, però, si è fatto trovare, nel vertice con i dirigenti, motivato e battagliero. Propositivo. E anche abbastanza sereno. E come al solito preparato. Le statistiche della gara con la Fiorentina, nonostante lo scarto di tre gol, lo hanno ricaricato almeno quanto la giornata passata in famiglia. Il dg e il ds gli hanno chiesto conto di qualche scelta, più che altro per capire come era maturata, a cominciare da quella di Cicinho, fuori da due mesi e mezzo, Lucho ha sempre risposto con motivazioni di natura tattica e quindi difendendosi. Baldini e Sabatini hanno provato a spiegargli che, con una rosa tanto ampia, è meglio avere rapporti più diretti con i giocatori, magari con qualche colloquio in più a quattr’occhi per chiarire loro alcune decisioni. L’asturiano ha ascoltato, insistendo però sulla validità dei suoi sistemi di allenamento e di preparazione delle partite. «Il mio obiettivo è insegnare alla squadra a lavorare». Luis Enrique, comunque, ha nuovamente ribadito ai dirigenti di aspettarsi soprattutto alcune cessioni a gennaio. Punta ad avere un organico più snello per coinvolgere, a turno, alcuni giovani della Primavera: Viviani, tornato ieri ad allenarsi con la prima squadra, Caprari, da due settimane anche lui di nuovo a disposizione dell’asturiano, Verre e Nego. Baldini e Sabatini sono d’accordo e gli hanno garantito almeno quattro-cinque partenze. Dopo il lungo colloquio con i dirigenti, Lucho ha parlato alla squadra: «Sono orgoglioso di voi. Vi siete battuti come voglio io, anche in inferiorità numerica. Bisogna continuare a lavorare come stiamo facendo, anche di più: i risultati verranno, perché sono contento di come vi state comportando in allenamento e in partita. Non mi interessano le critiche dei media e le contestazioni dei tifosi: sono io il primo a essere deluso, ma vedrete che ci riprenderemo presto. Come qualità voi non siete inferiori ai calciatori della Juve». Il riferimento a insulti e accuse non è stato casuale: Lucho, arrivato a Trigoria verso le 10, ha dovuto incassare nel corso della mattinata qualche voce di protesta da una decina di persone. Forse meno. Quei pochissimi tifosi che lo hanno invitato ad andarsene per lasciare la panchina a Luciano Spalletti. Baldini e Sabatini hanno evitato di entrare nello spogliatoio, per rendere meno solenne il confronto e allentare la tensione in un momento estremamente delicato. La non presenza della società durante il faccia a faccia con l’allenatore ha in parte sorpreso la squadra, anche se i due dirigenti hanno comunque visto individualmente alcuni giocatori, senatori e giovani, per conoscere il loro stato d’animo e sentire i loro pareri. Li hanno trovati disorientati sul rendimento della Roma, perché non si aspettavano risultati così deludenti, ma comunque schierati con il tecnico. In campo Luis Enrique si è fatto fotografare e riprendere con il sorriso. Un po’ forzato, per la verità. Bastava vedere l’umore dei suoi collaboratori, mai visti così poco pimpanti, per rendersi conto che la settima sconfitta stagionale ha lasciato il segno più delle altre. Da registrare gli interventi di Carlo Ancelotti e Luciano Spalletti sulle rispettive chance di sedere sulla panchina giallorossa. «Non credo che abbiano questa idea, altrimenti me l’avrebbero chiesto. Accostano il mio nome alla Roma perché ho sempre detto di volerla allenare, ma ora è prematuro. Auguro a Luis Enrique e alla Roma di riprendersi al meglio» fa sapere Ancelotti. «Resto allo Zenit, almeno per un anno. Bisogna dar tempo a Luis Enrique. Baldini è una garanzia», chiarisce Spalletti. Martedì o mercoledì il Cda della società (Di Benedetto partirà giovedì 15 dicembre): è probabile che la ricapitalizzazione, prevista ormai per febbraio, sia di 60 milioni e non più di 50. Ma non avrà niente a che vedere con gli investimenti nella sessione invernale di mercato: la proprietà ha già deciso di intervenire per rafforzare la squadra a gennaio, stanziando almeno 10 milioni per prendere due difensori centrali e un centrocampista.

 

 

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