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IL MESSAGGERO. Luis, gioco e cuore

Luis Enrique

(U.Trani) «Passione e qualità: questa è la mia squadra ideale». Luis Enrique traccia l’identikit della sua Roma. Che ha grande cuore e anche tanta tecnica.(…) Anche stasera al Dall’Ara deve recitare alla stessa maniera, contro il Bologna quart’ultimo in classifica e a tre punti dalla zona retrocessione.«Voglio vedere in questa trasferta l’attenzione e l’ambizione del San Paolo. So bene che avere motivazioni contro il Napoli e la Juve è normale, ma ogni gara dà lo stesso premio, tre punti. Non sono di meno quelli che possiamo prendere contro la formazione di Pioli». «Se abbiamo vinto domenica sera, perché non possiamo farcela anche contro il Bologna? Voglio chiudere bene l’anno». Già, è l’ultima del 2011, anche se per il campionato è la prima, rinviata per lo sciopero dei calciatori di fine agosto. E allora se è la prima, Luis Enrique si augura che sia davvero l’inizio di una nuova éra. (…). «So quanto sia importante il risultato, ma a me interessa di più che i giocatori si rendano conto di come l’hanno raggiunto. E non credo che la squadra sia appagata per i quattro punti in due gare». L’asturiano tira fuori l’elenco dei pregi del suo gruppo che comincia a capirlo. «Nel primo tempo di Napoli ho visto la Roma che piace a me. Completa nell’atteggiamento, capace di difendere e attaccare tutti insieme. Senza l’equilibrio delle due fasi, come siamo riusciti a fare nelle ultime due gare, è impossibile vincere. Dobbiamo continuare senza cambiare, come fanno le grandi e come noi ancora non siamo. E insistere sul possesso palla. Quando non ci riusciamo deve dipendere solo dagli avversari e non dal nostro. Mi piacerebbe vedere il pressing alto, ma va fatto in undici, per non diventare lunghi. Insomma c’è tanto da lavorare». «A Napoli abbiamo avuto fortuna, ma dopo tante partite giocate non credo che ci siamo ingiustizie. Siamo nella posizione di classifica che ci meritiamo» ammette Luis Enrique. «Io ora non la guardo, aspetto le ultime dieci giornate per vedere dove saremo e quanto è stato raccolto. Ora siamo lontani da dove spero che possa essere la Roma. E’ chiaro che mi piacerebbe risalire velocissimo verso l’alto, ma qui succede ogni giorno qualcosa: litigi, polemiche e altro. Per questo non ho traguardi, vado avanti giorno per giorno. Il Bologna è forte e vuol far punti velocemente, noi dobbaimo dare forza agli ultimi risultati». «Non vorrei parlare dei singoli» avverte. Ma non può ignorare la dedica di Totti al San Paolo, successo nel nome di Lucho. «Ha fatto piacere a me, come al mio staff e alla società. Sono il comandante della nave, ma cerco di essere sempre vicino ai giocatori. Ho un buon rapporto con tutti e quindi anche con il capitano. Ci parliamo e confrontiamo spesso. Io, però, la dedica la faccio ai tifosi che sono sempre fedeli e che portano il loro amore alla squadra». Quando si sposta su Lamela,indirettamente dà una risposta a chi lo considera italianizzato solo perché ha pareggiato contro Conte e battuto Mazzarri. «Lui ha voglia e fame. Può giocare in ogni posizione. Attaccante, ala e trquartsita. Se glielo chiedo, anche terzino. Un giorno spero di metterlo a centrocampo, un’opzione che non scarto. Lamela più tre punte». Ai gol pensa l’Osvaldo furioso, ex del Bologna. «Io lo accetto anche fumantino, ma poi nel gruppo bisogna rispettare sempre due o tre regole fondamentali. Noi lo abbiamo preso non solo per il suo rendimento sportivo, ma anche per il suo carattere e la sua personalità vincente». Si gode anche la riscossa della vecchia guardia: «Juan inzialmente era infortunato: non scopro certo io la sua qualità. Taddei fa una vita da atleta e si comporta da professionista in ogni allenamento lavorando come un matto. Simplicio mi ha sorpreso: non pensavo fosse così forte. E’ un esempio per tutti». Si tiene stretto anche il mental coach Llorente, espulso a Napoli. «Una cavolata. E’ un tifoso della Sud in panchina, uomo chiave del mio staff».

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