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GAZZETTA DELLO SPORT. «Se la squadra non mi segue pronto a lasciare»

Luis Enrique

(M.Cecchini) –  Il principio della crisi comincia dalla fine. Da quando, dopo tanta comprensione, viene acclarato come la pazienza dei tifosi della Roma si sia esaurita.«Luis Enrique vaffan…» coreggia lo spicchio del Franchi tinto di giallorosso. E aggiunge: «Te ne devi anna’, te ne devi anna’». Non solo. Alla stazione Termini una trentina aspettano la squadra per insultarla e gridare: «’Ndo sta er progetto? Di Benedetto caccialo se no ce manda in B». Inutile dire che al pentagramma si aggiunge poi l’antico ritornello: «C’è solo un capitano», tutto dedicato a un Francesco Totti immalinconito dalla scoperta della sua inutilità. Dopo la panchina iniziale, è giunta la certificazione che gli ha dato l’allenatore all’intervallo: «Ho deciso che non era in grado di giocare dall’inizio perché non era al 100%, gli ho detto che non mi sembrava adatto a giocare in inferiorità numerica». Come dire, l’uomo della provvidenza ormai è stato «normalizzato», tant’è che il pensiero che gli ha attraversato la testa è stato: allora non era meglio se mi avesse lasciato a casa?

Colloquio familiare Insomma, a dispetto della visita pastorale del presidente DiBenedetto nello spogliatoio a fine gara, la tensione è alta, ma una cosa è chiara: la dirigenza non esonererà mai Luis Enrique. Il suo addio dalla Roma potrebbe avvenire in un solo modo: con le dimissioni. E per la prima volta lo spagnolo ci pensa su. «Sono un tipo passionale — dice a fine gara —. Ora voglio andare a casa e parlare con la mia famiglia. Io credo nel progetto, ma ora devo rimanere tranquillo, è il modo migliore per ragionare. Capisco i tifosi, il risultato è un disastro, arriviamo da due brutte sconfitte (7 in 15 gare, ndr) e il calendario è difficile. Sono io il responsabile. Con risultati così la fiducia va diminuendo. La squadra dice che mi segue, però dovete chiederlo ai giocatori, magari a microfoni spenti perché se no è più facile rispondere di sì… Comunque se sentirò che non mi seguono me ne andrò, non resto qui per i soldi». Considerazione amara. Una delle tante. «Sono deluso. È facile attaccare i giocatori, ma a loro non ho nulla da rimproverare. Il primo gol ha condizionato la partita. Non è un momento facile, anche se sento ancora la fiducia».

Difesa Baldini E il d.g. Baldini, a dispetto della ipotesi Ancelotti, fa quadrato: «Sto male. Tre gol, tre espulsi (e rischio prova tv per Heinze, ndr), ma non abbiamo dubbi sull’allenatore, anche se ogni volta che perdiamo il nostro progetto diventa più difficile e la pazienza diminuisce. I tifosi per la prima volta non l’hanno avuta e l’esclusione di Totti può condizionare il rapporto con l’ambiente. Io provo a tenere la barra dritta. Luis troppo rigido? Tutto è migliorabile, e lui lo sa per primo». Segnalato il vertice dirigenziale oggi a Trigoria, resta da vedere se Luis Enrique reggerà alla pressione. Di sicuro domani chiederà alla squadra la fiducia. In ogni caso, se l’avrà la partita con la Juve si annuncia bollente. Proprio come ai vecchi tempi.

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