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GAZZETTA DELLO SPORT. Fiorentina, 3 gol Roma, 3 espulsi e Luis contestato. Risveglio viola, buio giallorosso

Fiorentina-Roma

(S.Vernazza) –  Credito esaurito, Luis Enrique contestato. E’ successo al 39′ della ripresa, sul 2-0 per la Fiorentina. Dalla curvetta romanista sono partiti due cori inequivocabili. Il primo in volgare: «Luis Enrique vaffan…». Il secondo in romanesco: «Te ne devi anna’, te ne devi anna’…». Pochi istanti e disastro pieno, a tutto tondo: parata di Bojan sulla linea di porta, Roma in otto e col rigore del3-0 sul groppone. Totti a languire in panchina. Ce n’è abbastanza per crocifiggere Luis Enrique col suo tititic-tititoc, però la società ha fatto muro, subito: «L’allenatore non si tocca». Roma non è stata costruita in un giorno, l’Udinese ci ha messo vent’anni a salire in cima. Bei discorsi, ma se andrete a farli di persona ai tifosi non sarete accolti coi fiori.

Contraddizioni Ci scusiamo con Delio Rossi, che festeggia la sua prima vittoria in viola, però oggi la Roma è soggetto e complemento oggetto allo stesso tempo. Progetto bello e contraddittorio. Controversa è stata la partita di Firenze. Se uno si ferma alle apparenze, ai tre espulsi, alla miseria dei due tiri in porta — cumulo di cose importanti, obietterete con ragione —, se uno si limita ai numeri, alla sesta sconfitta in campionato, il discorso si chiude prima di cominciare. Se un altro aggiunge il carico da undici del Totti panchinaro per 90 minuti, peggio che andar di notte. Se però ci si infila tra le pieghe della gara, qualche altro discorso è possibile. Juan è stato espulso dopo 15 minuti, perché quel furbacchione di Jovetic gli ha rubato spazio e tempo e l’ha costretto a un fallo da rigore con rosso incorporato. Eppure, sotto di un gol e in 10 contro 11, la Roma si è messa a dettare gioco, ha schiacciato la Fiorentina nei suoi ultimi 30 metri, con Delio Rossi che si sbracciava, che chiedeva alla difesa di salire (e i suoi però non ce la facevano a schiodarsi). Per mezz’ora si è apprezzato il pregevole giro-palla romanista. Peccato che fosse fine a se stesso, funzionale allo scudetto del torello: non si tirava in porta e si andava al cross senza che in mezzo ci fosse un centravanti come Osvaldo, escluso per indisciplina. A fine tempo la mazzata: Montolivo ha calciato dal corner e Gamberini ha sovrastato Heinze. Due a zero e amen.

Totti in panca La ripresa giallorossa è stata un calvario. Gago è stato ammonito due volte e poco dopo il 30′ la Roma è rimasta in 9. Dieci minuti ed è scesa a 8, per la «parata» di Bojan su Nastasic. Espulsioni gravi perché al prossimo giro di giostra — lunedì 12 — calerà all’Olimpico la Juve, serata in cui Luis Enrique sarà forse costretto a riesumare Totti, il capitano invocato a lungo dai romanisti al Franchi e però lasciato in panca perché giudicato in deficit di condizione. Forse un quarto d’ora di Totti avrebbe messo un po’ di soggezione alla Viola e la Roma avrebbe evitato lo scempio del terzo rosso, della riduzione a squadra di «calciotto», ma Luis Enrique, coerente con se stesso, ha spedito in campo tre panchinari non esattamente di prima fila: José Angel, Simplicio e Greco.

Cinici viola E’ una semplificazione, però così è andata. La Roma ricamava all’uncinetto e non tirava neppure di fioretto, la Fiorentina ha sguainato lo spadone quel tanto che è bastato. L’astuzia di Jovetic come grimaldello, la regia di Montolivo per non perdere l’orientamento, la forza di Gamberini nelle due aree. Il realismo di Delio Rossi contro i sogni di Luis Enrique. «Icaro era un pirla», è solito dire Trapattoni, però chi vola lo sa, il decollo è la fase più difficile e rischiosa. Luis Enrique è ancora inchiodato alla pista, ma se si alza può arrivare lontano. E sottolineiamo il se.

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