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IL ROMANISTA. E la banca disse: dateci la Cina

UniCredit

(D.Galli) Roma, un anno fa. Mese più, mese meno. L’As Roma è appena passata sotto il controllo di Unicredit. Il processo di vendita della quota di maggioranza è ancora lontanissimo dal giungere a dama. La Tosinvest della famiglia Angelucci si presenta da Unicredit. La Roma ci interessa, e ci interessa anche tanto, dicono alla banca. I manager di Piazza Cordusio non si scompongono. Ok, rispondono, ma prima trovatevi un partner cinese. Tosinvest resta spiazzata. I cinesi? Ma non ce n’è bisogno, replicano, abbiamo le risorse per prendere la Roma da soli. Niente da fare, Unicredit resta sulla sua posizione. Sia chiaro, specifichiamolo per evitare equivoci: non è che la Tosinvest non ha preso la Roma perché non ha trovato un investitore cinese. L’aneddoto testimonia, semplicemente, come l’interesse di Unicredit per il mercato asiatico affondi le sue radici in un passato nemmeno troppo lontano. Roma, oggi. Unicredit, ora divenuta socio al 40% di Neep Roma, la holding che controlla l’As Roma, insiste. Piazza Cordusio sta cercando di dismettere la metà della propria quota. «Sono in corso contatti con gruppi cinesi che hanno chiesto di acquistare il 20% della nostra quota nella Roma», spiega il deputy Ceo, Paolo Fiorentino. «DiBenedetto, da noi informato, ha detto che se troviamo l’accordo è ben felice per le potenzialità di sviluppo della Roma. Anche secondo noi per il club sarebbe positivo. Ora aspettiamo le risposte alle nostre richieste». Tenicamente, non c’è ancora nulla. Siamo ancora in una fase interlocutoria. Ma l’apertura di Fiorentino, che oltre a essere il deputy Ceo di Unicredit è pure consigliere di amministrazione della Roma, potrebbe significare che si tratta di una fase interlocutoria discretamente avanzata. Il soggetto? Secondo più di qualcuno si tratta della China Investment Corporation. Il fondo sovrano cinese. Come ha confermato lo stesso Fiorentino, la cordata americana partner di Piazza Cordusio nell’As Roma è assolutamente lieta che possa entrare capitale cinese nel club. Ovvio. La globalizzazione del marchio giallorosso è al primo punto del programma di espansione della cordata. DiBenedetto,che ieri ha visto all’Olimpico l’Italia e che domani alle 20 terrà alla fondazione “Roma Europea” la prima conferenza pubblica da presidente dell’As Roma, lo ha detto chiaramente: «C’è un genere di affari qui che sembra capace di sopravvivere a dispetto di quello che accade nel resto del mondo. Mi riferisco al turismo, all’industria del vino, a tutto quello che produce gioia e diverte la gente, come il calcio. La mia sfida imprenditoriale è trasformare i clienti affascinati dalla città in tifosi di calcio».

L’ingresso della Cina nell’As Roma è parte integrante del manifesto del dibenedettismo. Ecco perché quello che adesso è ancora un rumor, un’ipotesi, potrebbe presto tramutarsi in una trattativa concreta.

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