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CORRIERE DELLO SPORT. Roma, altra marcia nel secondo tempo

Il goal di Bojan

(A.Polverosi) Un tempo di niente e un tempo di tutto. Di gol, di gioco, di occasioni e anche di rischi. Per 45 minuti la Roma ha giocato come se in area del Novara vi fosse un invisibile muro di gomma: arrivava ai bordi e tornava indietro. Per sua scelta. Sbagliata. Poi nella sua mente, e nel suo gioco, ha trasformato la gomma in cartapesta e l’ha sbriciolata. L’ha deciso da sola, durante l’intervallo, forse perchè era stufa di quel niente che stava stringendo in mano, di quella vaga supremazia tecnica che non si concretizzava, di quel gioco di fronzoli. L’inserimento di Bojan è stato decisivo, ma già da un po’ di tempo la Roma stava rovesciando nell’area del Novara un pericolo dietro l’altro. E’ stata fortunata (grande Stekelenburg su Meggiorini un minuto prima dell’1-0 e palo di Porcari dopo l’1-0), ma ha meritato questa vittoria col gioco. Per 45′, quelli del secondo tempo, è stata bella e convincente.

Il tempo di niente è trascorso fra lo stupore generale (anche della squadra) per le scelte di Luis Enrique. Sotto il nubifragio di Novara, ha cambiato ancora e stavolta in modo sostanziale, con Gago al centro davanti alla difesa e De Rossi avanzato nel ruolo di mezz’ala destra. Pur rimodellato, il trio di centrocampo ha tenuto bene, soprattutto quando la manovra era suggerita da De Rossi che, nella nuova posizione (peraltro la stessa che ricopre in Nazionale), è stato il più presente al gioco, insieme a Greco. Assai più strana (e dannosa) è stata la scelta di spostare Cassetti dalla fascia al centro della difesa: qui si imbatteva in un giocatore, Morimoto, con un passo più breve e più rapido, tanto da andare in affanno fin dalle prime battute. Con un movimento semplice e prevedibile, il giapponesino arretrava e portava fuori zona Cassetti che poteva difendersi solo con i falli: beccato un giallo dopo 12′ e graziato 5′ più tardi. Da ricordare che Heinze, centrale di ruolo, era in panchina. Ribaltone anche sugli esterni dove a sinistra è tornato Taddei e a destra Rosi: la spinta non è mancata.

PALLE INATTIVE – Sicuramente meno dotato sul piano tecnico, il Novara ha opposto al palleggio della Roma una strategia molto chiara: il contropiede. Appena recuperava palla, faceva scattare i suoi velocisti (Morimoto più di Meggiorini) che creavano molte difficoltà a Cassetti e un po’ di meno a Burdisso. Ma la tremarella davanti a Stekelenburg aumentava in occasione delle punizioni e dei calci d’angolo: c’era sempre un novarese smarcato in area, un difetto che la Roma non riesce a eliminare. C’era da aspettarsi di più dalla squadra di Luis Enrique quando entrava in possesso di palla. Toccava a Pjanic, schierato come trequartista, rifornire con più sollecitudine, precisione e frequenza Osvaldo e Lamela, ma il bosniaco, pressato con efficacia da Porcari, restava sempre ai margini del gioco, anche quando raggiungeva l’area del Novara. Si sarebbe rifatto, e molto bene, nel tempo di tutto, il secondo. La conclusione era che per 45′ si è vista pochissima Roma (nessuna vera occasione da gol) e, pur con i suoi limiti tecnici, un po’ più di Novara. Ma anche se il sintetico del “Piola” ha retto bene alla pioggia, lo spettacolo non voleva saperne di affacciarsi da queste parti.

PRESSIONE IN AUMENTO – E’ successo, sul fronte giallorosso, con l’inizio del secondo tempo. La Roma ha cercato di più l’area avversaria e si è avvicinata portando più pericoli alla difesa del Novara. Sono aumentate velocità e intensità e sono arrivati i primi tiri in porta. Tesser si è preoccupato, ha tolto Morimoto e inserito Giorgi per cercare di contenere Rosi; nello stesso momento, Luis Enrique ha fatto la scelta opposta, ha messo Bojan al posto di Greco ed ha riportato Pjanic sulla linea dei centrocampisti. La Roma stava già crescendo, la difesa piemontese era in piena sofferenza e il cambio dell’asturiano ha dato la spinta finale. Ma proprio quando sembrava sul punto di passare, la Roma ha rischiato di beccare il gol: contropiede micidiale di Meggiorini che ha saltato Cassetti (ovvio) e solo davanti a Stekelenburg ha mirato l’angolo lontano dov’è arrivata la mano provvidenziale del portiere olandese. E qui, la svolta, secondo la più antica delle leggi di questo gioco: se sbagli un gol, lo prendi. Il Novara l’ha preso con una chiccheria di Pjanic (assist stupendo) e conclusione in tuffo di destro di Bojan, bravo a tenere la palla bassa e a infilarla accanto al palo. Poi, ancora la solita legge impietosa ha affondato il Novara: palo di Porcari, palla sull’altro fronte, angolo di Pjanic, guizzo di testa di Osvaldo, palla fra le mani di Fontana che non l’ha trattenuta ed è rotolata in rete.
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