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AS ROMA. Righetti: “Nel ’86 fummo arroganti ed egoisti. La rivoluzione culturale è Luis Enrique”

Ubaldo Righetti, Roberto Pruzzo e Odoacre Chierico

“Fummo arroganti, presuntuosi. Ognuno cercava propria gloria, mentre il Lecce ha giocato più da squadra”, queste le parole dell’ex giocatore della Roma Ubaldo Righetti a Impero Romanista.it, in riferimento alla gara Roma-Lecce del 20 aprile 1986. Ricordando quella partita che costò lo scudetto ai giallorossi, Righetti ha detto: “C’è poco da dire. Fummo arroganti, presuntuosi. Ognuno cercava propria gloria, mentre il Lecce ha giocato più da squadra. Si è infortunato il portiere Ciucci e Negretti, il vice, quel giorno è stato insuperabile. Fermò di tutto. La nostra formazione, al contrario, era sbilanciata,  non c’era il giusto equilibrio tra i reparti e siamo stati un pò egoisti. Abbiamo preso gol in contropiede in situazioni che potevamo gestire meglio. Il Lecce non aveva nulla da chiedere né da dare. Per Righetti quella situazione si è verificata anche qualche anno dopo: “Stagione 2009-2010 Roma-Sampdoria. Anche in quell’occasione si è pensato che il più era fatto ed invece andò a finire male. Anche lì ricordo che si parlò di malumori, ci sono state situazioni sotto porta che potevano esser sfruttate meglio ed invece di passare la palla ad un compagno meglio piazzato si è pensato solo a cercare gloria personale. Se sono cose che accadono solo a Roma? – ha aggiunto – Non è stato un problema di ambiente, i tifosi allora sono stati meravigliosi come lo sono oggi. In campo ci siamo andati noi. Prima della gara  si respirava un’aria strana, non c’è stata la giusta attenzione. Eravamo di  dieci livelli superiori al Lecce e alla fine l’abbiamo persa quella partita”. Questo è il suo ricordo di quella partita: “Tanta rabbia e un silenzio strano, pesante e poi un commento di Eriksson che ripeteva ‘Come è stato possibile?’ Forse ci avrebbe dovuto pensare prima in campo e richiamare ad una maggior attenzione. Lui non lo ha fatto”.

Questa è invece la sua opinione della Roma di Luis Enrique: “La nuova Roma con Baldini e Sabatini in primis sapevano che sarebbe stato un cammino difficile. E’ una squadra che sta nascendo. Stiamo lontani dal progetto e dallo sviluppo di quello che dovrà essere la Roma. Il primo passo innovativofinora è stato prendere LuisLa rivoluzione culturale della dirigenza è dare l’opportunità ad un tecnico giovane di lavorare con tranquillità. Lui sta sperimentando. Nel calcio non si inventa nulla, si rivedono solo certe situazioni. Quando arriveranno le gare dovrà dimostrare di essere altezza. Il discorso tattico deve essere condiviso dal giocatore, che deve credere in quello che l’allenatore cerca di insegnargli. Quando la squadra ha avuto il coraggio di dirgli che non si poteva fare il possesso palla fine a se stesso – ha aggiunto – lui è stato intelligente nel valutare gli umori dei giocatori e le loro esigenze. Lui li sta conoscendo gli ci vuole tempo. Come accadde ad Eriksson: venivamo dal calcio di Liedholm che faceva possesso palla. Quello si che era portare la sfera in giro per il campo! Siamo passati a quello di Eriksson che chiedeva anche passaggio lunghi. L’errore più grande per Luis Enrique sarebbe voler imitare il Barcellona, perché diventi solo la brutta copia. Poi la Roma non gioca come il Barça con gli attaccanti esterni larghi, ma stretti vicino l’area. L’importante nel calcio è la riconquista del pallone e lui vorrebbe farlo come i blaugrana. Se utilizzare tanti uomini può creare confusione? – ha detto ancora Righetti – Anche al Barcellona utilizzava tante formazioni differenti. E’ la sua filosofia. Diciamo che vuole accontentare tutti e va accettato.Partiamo da questa innovazione”.

Su Totti ha detto: “Prima dell’infortunio era il fulcro del giocoperché nella fase intermedia la Roma non aveva il giocatore che impostava dalla metà campo in su è lui era straordinario in questo. Francesco si vuole divertire contribuendo alla crescita della Roma. Poi ci sono i nuovi che avanzano come Lamela ePjanic che non hanno, però, le caratteristiche uniche di Totti.Lui ovunque lo metti diventa originale. Lui non è una prima punta, ma Spalletti lo ha inventato come centravanti atipico: fa gol e li fa fare”. Infine, un pronostico per la partita di domenica contro il Lecce di Di Francesco: “E’ una squadra che gioca meglio fuori casa, lo dicono i numeri, quindi va messa attenzione. Più nel male che nel bene la Roma offre a tutti di presentarsi davanti alla porta e Luis non è soddisfatto perché la riconquista della palla non è ottimale. Può succedere che perdi palla nella metà campo avversaria e poi non la riconquisti, per questo si offrono tante chance agli avversari”.

 

 

Fonte: Imperoromanista.it

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