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AS ROMA. Avv. Trifirò: “Ecco come andò con i russi..”

Avvocato Trifirò

“Kerimov fu ad un passo dall’acquistare la Roma”. . Uno dei testimoni, nonché protagonisti di quella trattativa fu l’avvocato Salvatore Trifirò, legale dei russi, professionista dal 1955, dell’omonimo studio legale milanese, con sedi anche a Roma, Genova, Torino e Trento.“Ricordo bene quei giorni – confessa Trifirò – ma devo dire la verità: non fu una bella esperienza”. 

Riportiamo l’intervista rilasciata al sito LaRoma24.it

Come cominciò tutto?

“Le contrattazioni durarono circa un mese e mezzo. Iniziarono con le solite lettere d’intenti, alle quali seguì la due diligence. Dall’analisi dei conti vennero fuori un sacco di debiti, ma nonostante tutto si andò avanti. Gli incontri più importanti avvenivano in una villa segreta, una bella villa, a pochi chilometri da Roma, proprio per mantenere il massimo riserbo. Ricordo come si presentavano quei signori: con macchinoni blindati, guardie del corpo, il tutto condito da un velo di mistero. I russi non parlano mai molto, quasi disprezzano il loro interlocutore. Consideravano la Roma come una terra di conquista”.

Che, però, non conquistarono.

“Dopo la due diligence, si arrivò ad un punto cruciale della vicenda. L’affare sembrava ad un punto di svolta. Venne convocata una riunione per firmare l’accordo definitivo”.

E poi?

“Della Roma si presentò Rosella Sensi, che nell’occasione non fu accompagnata dal padre. Lei avanzò una richiesta che spiazzò gli interlocutori russi: chiese delle garanzie fideiussorie. Lì la controparte si irrigidì e il banco saltò. Ma non fu quello l’epilogo della storia”.

Quale, allora?

“Dopo quella serata, sembrava tutto finito. In realtà, i contatti ripresero nei giorni seguenti e si aggiunse la consulenza di uno studio legale inglese. Ripartì la due diligence, ricominciò l’analisi dei conti e tutto sembrava filare liscio. Venne convocato un altro vertice, stavolta decisivo. Era una domenica mattina, le parti si riunirono presso la solita villa a pochi passi dalla città. Arrivò, però, una chiamata dalla Russia che fece interrompere le trattative”.

Una chiamata da parte di chi?

“Non venimmo mai a saperlo. Come detto, i russi sono persone riservate, che non dicono nulla. Sta di fatto che rimanemmo tutti sorpresi, compresi i dirigenti giallorossi”.

Quella domenica mattina ci fu un’ispezione della Guardia di Finanza a Trigoria.

“Vero, ma non credo che l’affare venne messo in discussione per quella ragione”.

L’Espresso, nel 2007, scrisse che fu decisivo un intervento di Berlusconi, che chiamò direttamente Putin.

“Non ci credo. Né io, né gli altri colleghi abbiamo mai avuto questa percezione. Così come non ho mai creduto alle pressioni politiche di Veltroni, che in quei giorni dichiarò di preferire la Roma in mano agli imprenditori romani”.

Sulejman Kerimov, il personaggio forte della telenovela, partecipò mai a tutti questi incontri?

“All’inizio no, successivamente si presentò anche lui per chiudere in prima persona. Non ho mai capito bene se le sue attenzioni per la squadra fossero legate più ad un discorso d’immagine, che puramente sportivo. Avanzammo pure un’altra ipotesi con gli altri avvocati: i Sensi avevano interessi nel petrolio, proprio come gli uomini della Nafta Moskva. Magari con la Roma avrebbero potuto mettere un piede nel nostro paese, per poi battere successivamente altre strade. Ma sono semplici supposizioni”.

Racconti Kerimov. Che tipo era?

“Un uomo ricco, questo si sa. Viaggiava su un aereo privato mai visto: aveva al suo interno un appartamento vero e proprio, con una camera da letto”.

Kerimov è ora proprietario dell’Anzhi e ha già investito cifre importanti per rinforzare la società. All’epoca quali strategie aveva pensato per la Roma?

“Aveva un forte interesse per Capello e per gli altri giocatori della rosa. Non voleva cedere nessuno e intendeva rinforzare la squadra con altri acquisti. Questo è tutto, non c’è altro”.

FONTE: LaRoma24.it

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