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PAESE SERA. La lezione di Lucho: “Penso al prossimo derby”

Luis Enrique

(L. Serafini) – Doveva andare così. Chiamatelo destino, cabala o legge dei grandi numeri. Chiamatelo come preferite, la notizia è una: Miroslav Klose regala il 165° derby alla Lazio, segnando il 2-1 a venti secondi dal triplice fischio. Il bomber tedesco è il re di Roma per una notte. La Roma non riesce a chiudere il set, non riesce a mettere a segno la sesta vittoria consecutiva in un derby. Sembrava dovesse finire in pareggio, dopo due legni biancocelesti, e un paio di occasioni giallorosse. Meglio la Lazio nel computo dei 90 minuti, complice però l’espulsione ingenua di Simon Kjaer, che  ha condannato la Roma a giocare 40 minuti in inferiorità numerica. L’arbitr Tagliavento, contestatissimo alla vigilia dai tifosi laziali e sicuramente condizionato, è sembrato peccare un po’ nei confronti della Roma. Ma nelle occasioni importanti, i tre gol compreso il rigore, non ha sbagliato.

 

Luis insegna – Ora Luis Enrique ha capito davvero cos’è un derby di Roma. Cosa significa trovarsi in mezzo tra quelle due curve infuocate, pronte ad esplodere da un momento all’altro. Luis Enrique ora ha capito cos’è un derby di Roma, e lo ha fatto nel peggiore dei modi, quello più duro e crudele. «No, proprio non me l’aspettavo – esordisce il tecnico ai microfoni di Sky non senza una risata amara -. È un peccato per noi, per come è andata la partita nel suo complesso: quando credevamo che il pareggio fosse un risultato acquisito e sembrava che i nostri sforzi sarebbero stati ripagati, non abbiamo avuto la fortuna di cui avevamo bisogno». Luis Enrique è un uomo di calcio. Quello vero, quello dove conta quello che fai, come giochi, cosa hai sbagliato. E se finisci per incassare una sconfitta, dolorosa come quella di ieri, non esistono appigli, non esistono errori arbitrali. «Senza alcun dubbio dovevamo fare qualcosa di più – ammette -, ma non siamo riusciti a giocare la palla come sappiamo e la Lazio è tornata alla carica, com’era normale che fosse dato che aveva un gol da recuperare. Nel primo tempo abbiamo fatto molto bene, con gli inserimenti delle punte e i movimenti della seconda linea, ma dopo il gol abbiamo avuto un quarto d’ora in cui si doveva fare meglio. Chiaro che per noi questo non è un risultato buono: dobbiamo lavorare ancora. Quando si perde è facile stare a dire che sarebbe stato meglio far giocare questo o quel giocatore, ma io resto convinto di aver fatto le scelte per il bene della squadra. Resto contento dell’impegno dei miei – aggiunge -, la Lazio ha fatto un buon secondo tempo, e specialmente dopo l’espulsione ha avuto diverse occasioni. Peccato che sia arrivato quel gol allo scadere». Nella mentalità del tecnico asturiano non si discute dell’arbitro. Si parla di calcio, di movimenti, di pressing, di possesso palla e verticalizzazioni. Rigore dubbio o gol in fuorigioco, la lezione di Luis Enrique è che si può fare qualcosa di più prima che una svista arbitrale comprometta la partita. «Non ne parlo mai. È impossibile, perché dalla zona della panchina in cui mi trovo non vedo niente. È difficile arbitrare e io faccio l’allenatore, non l’arbitro»E’ un’eleganza di spirito, che qualcuno tradurrà con “buonismo”, che qualcuno criticherà perché non si è battuto contro l’”oltraggio arbitrale”. «Noi dobbiamo vedere tranquillamente la partita. Quando si perde è più facile evidenziare gli errori di un calciatore. Noi siamo una squadra e dobbiamo fare tutto insieme, anche gli errori sono errori di squadra e come tali li dobbiamo valutare. Purtroppo ci sono state due situazioni di cambio su cui non ho potuto fare nulla: un’espulsione e un infortunio. Pizarro non era al 100% e non potevo
contare su di lui dall’inizio. Quando siamo rimasti in dieci siamo passati al 4-3-2 mantendendo le due punte per andare a vincere la partita, ma con due cambi obbligati su tre, si poteva fare poco».
La lezione di Lucho è al 90° la partita è terminata, con tutto ciò può portarsi dietro, e che lo sguardo è già puntato alla prossima sfida. Alla classifica penseremo tra qualche mese. E poi io sono già carico per il derby di ritorno”.

 

Lorenzo Serafini

 

 

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