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Roma, Gandini: “Non avrei mai pensato di andare in un altro club italiano. Totti? Rappresenta il calcio italiano”

L’AD della Roma Umberto Gandini ha rilasciato una lunga intervista in cui ha ripercorso il 2016. Queste le sue parole:

Su Totti.
“È una storia fantastica. L’ho vissuta dall’esterno, mentre ero al Milan. Totti rientra in una categoria speciale, in cui rientrano altre 3 o 4 personalità di rilievo, come quei giocatori storici del Milan che hanno vestito soltanto la maglia rossonera, Maldini e Baresi. Totti ha avuto un grande impatto sulla squadra alla fine della scorsa stagione. È stato fantastico ed è ancora fantastico, perché Totti non rappresenta solo la Roma, ma l’intero calcio italiano. La dimostrazione è stata il suo quarantesimo compleanno e l’eco che ha avuto nei social media in tutto il modo, è un atleta fantastico che si impegna a fondo per mantenere il passo con la velocità e la forza richiesta nel calcio di oggi. Ovviamente non può essere agli stessi livelli di un tempo, tuttavia, in circostanze molto critiche, può essere assolutamente decisivo. La prima partita che ho visto da AD della Roma è stata Roma-Sampdoria. Totti è entrato nel secondo tempo e abbiamo vinto 3-2 col suo gol su rigore al 93°. Una gioia per gli occhi”.

Sul settore giovanile.
“Oggi si può avere un giocatore molto talentuoso che fa tutta la trafila di un club qualsiasi e poi, all’improvviso, si ritrova a seguire un regime di allenamento, preparazione fisica e nutritivo completamente diverso, per non parlare dello stile di gioco. Questo crea dei seri ostacoli alla crescita di un ragazzo, ma è una situazione che dobbiamo saper gestire. D’altro canto, sono molti i fattori che riguardano l’approdo di un diciannovenne in prima squadra. Nel nostro club, per esempio, c’è Seck, poi ci sono Ricci e altri che giocano nel Sassuolo. Dobbiamo vendere alcuni di loro perché hanno bisogno di giocare e non vogliono perdere tempo rimanendo nel nostro club, anche se uno o due tra questi possono essere talvolta utili per la squadra. Dobbiamo capire che i ragazzi non vogliono sprecare le loro opportunità: hanno bisogno di giocare, devono farsi vedere e devono mettersi alla prova per poi diventare giocatori professionisti dell’AS Roma. Spero che alcuni di loro possano tornare presto per rivelarsi poi colonne portanti della nostra squadra”.

Sullo stadio.
“È uno dei più importanti, se non il più importante, progetto dell’Europa meridionale nei prossimi cinque anni. È bellissimo, un investimento enorme: sarà uno dei punti focali della città e del paese, da non perdere. Ovviamente essendo in Italia stiamo attraversando diverse difficoltà di natura burocratica e amministrativa, ma il progetto sta arrivando nelle fasi conclusive dell’approvazione ai sensi di una legge statale esistente e applicata. Abbiamo commissionato uno studio all’Università La Sapienza di Roma. La facoltà di economia ha analizzato l’impatto economico e finanziario del progetto su Roma e aree limitrofe, con numeri sorprendenti in quanto a gettito fiscale, creazione di posti di lavoro, occupazione a lungo termine. Parliamo di 1,6 miliardi di investimenti in 6 anni in un’area sottosviluppata e, onestamente, non molto bella al momento. Ci sarà un investimento nei progetti naturali e immobiliari che dovranno esserci, altrimenti l’intero progetto non sarebbe sostenibile. Stiamo costruendo un’arena, uno stadio per il calcio e per altri eventi. uardiamo cosa è successo ai club che hanno costruito il proprio stadio in tempi recenti: l’Emirates Stadium dell’Arsenal a Londra, l’Allianz Arena del Bayern Monaco, lo Juventus Stadium a Torino. Includerei anche le due ristrutturazioni del Paris Saint-Germain e del Manchester City. Questi stadi sono sempre pieni, i tifosi adorano l’esperienza che vivono a ogni match, vogliono andarci e prendono parte a uno spettacolo diverso. Sarà incredibilmente importante per l’AS Roma in futuro”.

Sul suo approdo alla Roma.
“Onestamente, non avrei mai pensato che sarei andato a lavorare per un altro club italiano. Ho sempre creduto che la mobilità all’interno dello stesso paese fosse qualcosa riservata allo staff tecnico o ai giocatori e che per un dirigente fosse meno probabile, specialmente se si viene da una carriera lunghissima con un solo club. Ovviamente, l’opportunità di lavorare per un club molto importante come l’AS Roma, con una lunga tradizione, in una bellissima città, con una proprietà di alto livello e un progetto ben definito per il futuro era affascinante. Il ruolo che mi è stato offerto è stato un po’ come un riconoscimento dopo i 23 anni al Milan e ne sono molto orgoglioso, ma, d’altro canto, è stata anche la fine di un’era rossonera sancita dalla decisione ufficiale di Berlusconi di vendere il club. Il preliminare è stato firmato e prima o poi i cinesi prenderanno il controllo del club. Per me è stato come un messaggio: La tua era al Milan è finita. Ciò che abbiamo fatto al Milan ormai è storia e fa parte del passato, adesso, l’unica cosa che conta per me è il presente e il futuro. Il mio presente è l’AS Roma e spero che sia anche il mio futuro”.

Fonte: Asroma.com

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