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IL MESSAGGERO “Impossibile per chi?”

Spalletti e Perotti in conferenza stampa
Spalletti e Perotti in conferenza stampa

(U. Trani) – «Un gol, ne basta uno». Non per la qualificazione, ovviamente. È la rete che Spalletti cerca, per cambiare la storia del match e della Roma. Il copione, dunque, è pronto. «Tutti quelli che fanno il mio lavoro sono esigenti con la propria squadra, chiedono molto. Io vado un po’ più in là, di solito chiedo l’impossibile. E la squadra mi segue, la trovo disponibile». Anche il coro è stato avvisato. «Il messaggio deve essere chiaro: se c’è qualcuno che pensa di perdere qui prima di entrare in campo, io non lo faccio nemmeno allenare». Il concetto esce dalla pancia del Bernabeu, ma resta sospeso nell’aria per qualche secondo. Il flash back è istantaneo: il 4 novembre 2014, nella vigilia di passione passata all’Allianz Arena, Garcia diede per scontata la sconfitta con il Bayern dopo il 7 a 1 dell’Olimpico. E, soprattutto, preparò la gara di ritorno con l’unico obiettivo di non fare un’altra memorabile figuraccia. Lucio non è Rudi. Mostra la faccia e va a petto in fuori. «Il risultato dell’andata ci penalizza, ma sappiamo che nella prima partita contro il Real gli episodi sono stati favorevoli a noi e non a loro. Se fossero girati dalla nostra parte, e forse qualche piccolo errore lo abbiamo fatto, sarebbe finita in modo diverso. Secondo me poteva essere totalmente ribaltata. L’interpretazione della partita è stata quella corretta. L’ho ricordato ai giocatori, dobbiamo ripartire da lì». Dalla sera del 17 febbraio. «Ma non bisogna fare confusione. Dobbiamo andare e fare la partita, senza concedere sempre campo all’avversario. Bisogna saper scegliere quali sono i momenti in cui andargli addosso e invece gli altri in cui bisogna aspettare e sacrificarsi anche un po’».

PASSATO INDIMENTICABILE – Il 5 marzo del 2008 festeggiò qui la qualificazione ai quarti con i gol di Vucinic e Taddei La qualificazione ai quarti. Stasera al Bernabeu, di quel gruppo, vedremo solo Totti, tra l’altro in panchina. «Spero che mi facciano un bel regalo di compleanno». Va bene pure con un giorno di ritardo. Lucio, ieri 57 anni, non riesce proprio ad accostare il presente al passato. Che non si dimentica, però: «Sono due situazioni diverse. È chiaro che quello è un piacevole ricordo. Fa dei massaggi alla testa e alla mente. Non ci sono più quei giocatori. Questi, però, devono sapere che qualsiasi partita dipenderà dalla forza che metteranno in campo. Stavolta è più difficile: partiamo in svantaggio. Ma non bisogna pensarci. Se giochiamo in funzione del fare tre gol diventa dura. Ma nel calcio si verificano altre cose. I risvolti psicologici diventano fondamentali. Con un gol, torniamo in corsa». Torna al 2008, ma solo per elogiare l’attuale gruppo. «Il paragone va sul fatto che quella era una squadra che giocava da un po’ di tempo insieme e che aveva consolidato, sottoscritto e condiviso un’idea di gioco. Quella Roma lì veniva da qualche anno di sostanza, questa da sole dieci partite. È stato, però, un migliorare continuo. Si fa interessante il modo di pensare di questa squadra».

NOTTE DA BOMBER – «Sarà una sfida. Da vero nove: loro faranno una gara attenta». Tocca a Dzeko «perché c’è da fare qualcosa di più per andare a penetrare dentro un’organizzazione difensiva. Lui sa forzare le situazioni. E sta facendo il suo lavoro in maniera corretta. È chiaro che poi ho fatto delle scelte. Sono dipese da me, non dal suo rendimento. La squadra ha giocato bene per cui non ho sbagliato tutto… Lui ha caratteristiche un po’ diverse da quelle che sono state le ultime scelte a livello tattico. Con il Real più chiuso, ci può dare una mano. Lui ha solo una strada: quella di farmi vedere che può fare molto di più di quello che sta facendo».

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