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IL TEMPO La Roma non sfonda il muro della Lazio

 

Florenzi

(T. Carmellini) Finisce pari. Zero a zero, cosa che nel derby della Capitale non succedeva dal lontano 2007. Ma se il punto guadagnato contro la Roma va benissimo per la Lazio di Reja, va invece strettissimo a questa Roma «fermata» all’Olimpico proprio nel giorno in cui la Juve stecca a Verona.

Così Garcia esce furibondo dal campo, consapevole del mezzo passo falso dei suoi, mentre Reja gongola per questo pareggio contro la seconda in classifica: dal suo ritorno in biancoceleste, la squadra si è letteralmente trasformata. Certo, non gioca un gran calcio, ma è molto più solida, non incassa gol e dimostra di poter dare filo da torcere a chiunque. Il bilancio del tecnico goriziano fin qui è invidiabile e conclama il cambiamento laziale: nelle sei partite «giocate» da Reja (tra le quali ci sono anche le sfide con Inter, Juve e Roma appunto) la Lazio ha vinto tre volte e pareggiato altrettante. Insomma, fin qui non ha mai perso. Dodici punti in sei partite non sono niente male considerando che Petkovic ne aveva raccolti venti in diciassette gare. Un bel segnale di ripresa.

Diverso il discorso per la Roma che aveva un bisogno maledetto di vincere questa partita per cercare di ridurre il gap dalla Juve capolista e che ha provato a portar via l’intera posta: inutilmente. Sul campo i diciannove punti di distacco in campionato si sono visti tutti (soprattutto nella ripresa), ma Reja è stato bravo a far fruttare al meglio quello che al momento ha per le mani.

In sintesi la Lazio ha fatto la partita che doveva fare, ha provato a giocarsela nella prima parte di gara e si è chiusa a riccio nella ripresa cercando di non prender gol: è ci è riuscita. Anche la Roma aveva impostato nel modo giusto la gara: prudente all’inizio (perché sempre di derby trattasi), poi è uscita nella ripresa con un predominio imbarazzante a centrocampo. La seconda metà della partita è stata di fatto a senso unico, ma nel calcio si vince segnando: e la Roma, per l’ennesima volta, ha faticato proprio negli ultimi metri. E nemmeno a dire che Berisha sia stato costretto agli straordinari eh…

Il risultato è questo pareggio (nonostante il gol annullato giustamente a Gervinho: fuorigioco era millimetrico ma c’era) che non fa certo sorridere i tifosi della Roma, ma va benissimo a quelli della Lazio consapevoli del momento che sta attraversando la loro squadra. L’obiettivo era limitare i danni e cercare di fare lo sgambetto alla Roma e un punto dopo una partita così è quanto di meglio potesse arrivare. Anzi, a un certo punto del pomeriggio, proprio mentre la squadra di Garcia stava facendo vedere il meglio di se, la Lazio in contropiede ha anche rischiato di beffarla: forse sarebbe stato troppo, ma in perfetto stile derby.

I titoli di coda di un pomeriggio per certi versi incolore, nonostante il sole tornato a far capolino sulla Capitale dopo il diluvio dei giorni scorsi, sono ancora per il duello Reja-Garcia. La querelle sugli infortuni, il botta e risposta tra i due tecnici alla fine è stato lo spigolo più vistoso di questo tranquillo weekend di sport, finito il quale ognuno torna a casa con i suoi dubbi e le sue certezze.

Adesso per la Roma arriva la partita, quella vera, quella che non si può sbagliare: mercoledì al San Paolo di Napoli semifinale di ritorno di Coppa Italia (andata 3-2 per i giallorossi) che vale la finale all’Olimpico. Che per la Roma vorrebbe dire giocarsi la «stella» divenuta ormai una sorta di maledizione: un po’ come il derby appunto.

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