(E. Menghi) – Non capita tutti gli anni di conquistare 31 punti su 33. Anzi, alla Roma non era mai capitato un inizio così, ma è bastato interrompere il record di vittorie, e con un pari in trasferta mica con una sconfitta ridimensionante, per vedere le inseguitrici avvicinarsi.
Le tre lunghezze di distanza da Juventus e Napoli, squadre attrezzate per giocare la Champions e lottare da protagoniste in campionato, sembrano una miseria che non rende giustizia all’avvio dei giallorossi.Per questo, per continuare a sognare lo scudetto, oggi all’Olimpico con il Sassuolo la Roma cercherà l’allungo decisivo. Vincere vorrebbe dire andare a casa con il sorriso, accendere la tv e sperare che le altre due potenze di questa serie A si equivalgano a tal punto da non andare oltre un pari. Perché dallo scontro diretto di scena a Torino, Garcia può guadagnarci in serenità. Il francese in primis si aspettava di avere uno scarto maggiore dalla seconda, in virtù di quanto di straordinario stava facendo la sua squadra, e De Rossi dopo di lui: «In un altro campionato, con 10 vittorie e un pareggio hai 7-8 punti di vantaggio sulla seconda, non 3». Che poi, a dirla tutta, è strano pure che siano due le inseguitrici ad avere il fiato sul collo di una Roma che non riesce a scappare.
Ci proverà oggi, battendo il Sassuolo di pomeriggio e incrociando le dita stasera. Una cosa alla volta. Anche perché non c’è nulla di scontato nella sfida con i neroverdi, che in panchina hanno un romanista doc come Eusebio Di Francesco. Con la maglia giallorossa ci ha giocato per 4 anni e ci ha vinto anche uno scudetto. Ma da allenatore di una neopromossa sa di dover raccogliere più punti possibili. E allora i ricordi dovrà metterli da parte: «Non è una partita come tutte le altre, anche il derby non lo era, questo mi hanno insegnato nella mia permanenza giallorossa. Metterò da parte l’emozione, sarò concentrato su questa grande partita». Non sarà facile farlo in un Olimpico che prima era casa sua e adesso un terreno di battaglia, con oltre 45 mila spettatori sugli spalti (22.500 biglietti venduti, oltre ai 22.500 abbonati), pronti ad accoglierlo con un applauso, ma anche a fischiarlo se dovesse fare da guastafeste.
Ci ha già pensato l’ex Cerci a «togliere» due punti alla Roma: «I giallorossi – dice Di Francesco – vengono dal mezzo passo falso con il Torino, ma la classifica mette di fronte un team che ha 31 punti e uno che ne ha messi in cassaforte solamente 9. Alla Roma auguro lo scudetto, ma di ricominciare a vincere dopo di noi». In passato, ce ne sono stati parecchi di dispetti fatti da chi la Roma ce l’aveva nel cuore: Cosmi, per esempio, ha perso solo 4 volte contro i giallorossi, raccogliendo invece 5 vittorie e 5 pareggi. Di Francesco ha già avuto la sua prima volta da ex: era il 20 novembre del 2011 e il suo Lecce perse 2-1 contro la squadra guidata da Luis Enrique.
Garcia, che ieri ha posato sulla Vespa davanti al Colosseo per una rivista francese, non vuole certo regalargli la prima soddisfazione. E con l’arma in più Gervinho si sente più sicuro di farcela. L’ivoriano è stato convocato e, nel giorno in cui ha superato il provino decisivo, è spuntato un leggero affaticamento per Ljajic (visto col ghiaccio dietro la coscia), che dovrebbe comunque farcela, accanto a Borriello e Florenzi. L’idea di avanzare Pjanicnel tridente resta una valida alternativa, con Bradley a centrocampo. Castan torna al centro della difesa (Benatia è squalificato), con Burdisso al fianco. Non giocano insieme dal 26 maggio: allora, come oggi, esisteva solo un risultato. Stavolta non sono ammessi errori. Per la fuga e per sognare ancora.