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CORRIERE DELLO SPORT Ma i tifosi sono un’altra cosa

Striscione Venditti (Foto La Repubblica)

(G. Dotto) – Siamo tutti drammaticamente peggiorati (“parla per te!”, “parlo anche per me!”). Più egoici e più cialtroni. Più volgari. Siamo peggiorati come uomini e dunque come politici, attori, giornalisti, condomini, amanti, amici, turisti e tifosi. I tifosi di oggi sono ammalati di giacobinismo […]. Sono quelli che sputano sentenze e tagliano teste alla radio o nei web. I peggiori del peggio sono quelli che terrorizzano i presidenti e minacciano i giocatori. Ci sono poi le nuove bande armate di spray e striscioni (a quando i bastoni?) […]. L’ultimo, lo striscione sotto casa di Venditti. C’è qualcosa di più violento? Credono di rappresentare chissà chi, non rappresentano neanche se stessi. La Roma, in tutto questo? Un pretesto per buttare fuori sacchi di odio e bile. Siamo fatti di questo oggi.

Detto ciò, con tutta l’educazione di questo mondo, senza striscioni e senza insulti, chi se ne frega dei vip che si dimettono da tifosi o da menestrelli del tifo. L’ultimo, il maestro Piovani. L’ennesima anima bella che si dice “zemaniana” perché dirsi “romanista” non lo abbellisce abbastanza. Dirsi zemaniano è come autospedirsi per posta prioritaria nel club degli eletti. Prima ancora, si era dimesso Amendola. Vogliamo ricordare che la Roma, senza questo bieco affarista americano, stava precipitando all’inferno? Ci pensano loro, le anime ferite, a trovarci l’imprenditore capace di restituirci l’identità perduta? Vogliamo ricordare che l’identità del tifoso non è quanto succede a Trigoria, ma quanto è successo una volta per sempre nel tuo muscoletto cardiaco il giorno in cui ti hanno portato moccioso allo stadio e, quel giorno, lo stadio era giallorosso? L’Occidente è sempre più malato da questo disgustoso ingombro dell’ego, muore perché non sa più stare insieme, ma da questo, dall’essere tifosi della Roma, non ci si potrà mai dimettere. Non vogliamo e non possiamo essere altro. Ce la faremo?

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