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Tutto Totti

(F. Balzani) – Un boom, e non poteva essere altrimenti. File a mezzanotte fuori le librerie, la bella serata di gala al Colosseo e il pdf che circolava illegalmente in rete a a 12 ore dall’uscita. L’autobiografia Un capitano scritta da Totti – che ieri ha spento 42 candeline – con la collaborazione di Paolo Condò è probabilmente l’evento letterario del 2018. A far discutere non sono solo i capitoli del libro di cui parleremo tra poco e i cui proventi saranno devoluti all’Ospedale Bambino Gesù. Al Colosseo Totti, accompagnato dalla famiglia, è tornato sulle dimissioni di Baldini scatenate proprio da una rivelazione che si trova nella biografia secondo la quale fu il dirigente toscano a decidere il suo ritiro. «Non speravo questo e spero che altri non si arrabbino. Non l’ho scritto per togliermi i sassolini. L’ho fatto per parlare di me. La verità fa male, ma dovevo scriverla. Avrei preferito scegliere con la mia testa e col mio fisico quando smettere, e l’avrei fatto». Sul suo futuro (sempre più in bilico) è criptico: «Io vorrei stare dentro l’area tecnica. Spero di trovare un ruolo che mi faccia stare sereno. In questo momento il mio futuro è un grande punto interrogativo. Diventare un giorno presidente della Roma? Perché no. Io per il bene del club farei tutto». Francesco dice la sua pure sul derby di domani: «Ogni derby è a sé, è una partita particolare e sentita. Affronteremo questa partita a testa alta senza paura di nessuno». Ad ascoltarlo tanti vip del calcio (da Prandelli a Ranieri e Cassano passando per Lippi) ma pure la Roma attuale rappresentata da Baldissoni, Monchi e Di Francesco. Dopo le anticipazioni su Baldini da rilevare il capitolo su Spalletti che oggi risponderà. Partendo da quanto successo prima di Roma – Palermo, febbraio 2016. «Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di essere insostituibile – le parole di Spalletti – Hai sbagliato e adesso vai a casa, sei fuori rosa». Francesco rispose: «Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il ca…?. Hai una missione, portala a termine». Il vero conflitto a Bergamo, ad aprile: «Trovo la faccia di Spalletti a un centimetro dalla mia. Mi aspettava: Basta, hai rotto le palle, pretendi di comandare e invece te ne dovresti andare, giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso. È l’ultimo litigio tra me e Spalletti, perdo le staffe e ci devono separare in quattro altrimenti ce le saremmo date di santa ragione». Fuoco anche su Nedved: «Un piagnone insopportabile. Faceva venire voglia di picchiarlo».

Fonte: Leggo

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