La Repubblica Ritornano i marziani l’Italia all’esame di Ronaldo e Messi

(E. Gamba) C’hanno appioppato le due squadre più forti della nazione più forte del mondo. I due calciatori più forti dell’universo. Gli ultimi dieci Palloni d’oro, le ultime quattro Champions League (e sei delle ultime otto). Gli ultimi quattro Mondiali per club. Due mastodonti carichi di gloria denari e trofei stanno per abbattersi sul calcio italiano, il Real sulla Juve, che nei pronostici è un po’ sfavorita, e il Barcellona sulla Roma, che è molto sfavorita: però mica è detto, fatto, deciso, nonostante tutto e soprattutto nonostante Ronaldo e Messi, che restano i due soli attorno ai quali ogni pallone orbita. Però, però, «però il Barcellona dovrà sudare, per eliminarci» ha ringhiato Totti. «Avevo promesso a mio figlio che, nel caso, lo avrei portato al Camp Nou: è fortunato, vedrà uno stadio e un giocatore meraviglioso, il suo idolo. Messi una maglietta me la regalerà». Però, però, «però se vuoi diventare tu campione, devi eliminare quello uscente», ha annotato Allegri, in preda a una certa euforia. «Sono molto contento perché saranno due meravigliose partite. Se saremo più bravi e un po’ fortunati, passeremo: l’anno scorso ai quarti battemmo il Barcellona, magari quest’anno ai quarti batteremo il Real, che comunque è favorito per la Champions. L’ho detto tre giorni fa e lo confermo».

Non è male che Roma e Juventus abbiamo accolto questo sorteggio, probabilmente il peggior sorteggio possibile, con orgogliosa incoscienza. Buon segno. Ma non c’è nulla di campato per aria, perché è vero che il Barcellona sta dominando la Liga ed è in corsa per il triplete (come Bayern e Juve), è vero che in campionato e in Champions è ancora imbattuto ed è vero che Messi è ormai un giocatore trascendente, ma è vero pure che di recente i blaugrana hanno avuto una flessione e non sono quelli dell’autunno. E poi potrebbe mancare Busquets, che si è recentemente fratturato un dito del piede: è un giocatore fondamentale e l’anno scorso la sua assenza ( per squalifica) fu determinante nel 3- 0 con cui la Juve batté il Barça allo Stadium. Non esiste un altro che sappia fare quello che sa far lui, che da un’equilibrata logica a tutto il talento che gli sta attorno.

In quanto al Real, non elimina la Juve dal 1986 ( ai rigori, per altro). Vero che ha vinto due finali e Cardiff ancor fa male, ma se poi la Juve l’ha sempre e implacabilmente fatto fuori tra andata e ritorno (1996, 2003, 2005, 2015), battendolo anche due volte su quattro quando l’ha incrociato nei gironi, un motivo ci sarà ed è precisamente il motivo su cui farà leva pure stavolta: se nella partita secca il Real sa far pesare come nessun altro la carismatica consuetudine con le finali ( ne ha giocate 15 e vinte 12), la doppia gara la Juve sa incanalarla tatticamente come nessun altro. Sa avere pazienza, sa far finta di lasciare l’iniziativa, sa colpire chirurgicamente e resistere stoicamente e il Real una sorta di complesso Juve lo ha maturato, negli anni. Questo spiega l’euforia di Allegri, che sa anche che a Madrid stanno vivendo la peggior stagione degli ultimi anni: che la Liga è andata da un pezzo, la Copa del Rey pure e il cammino in Champions non è stato così lineare, con già 9 gol al passivo. Però adesso le cose stanno cambiando e soprattutto è cambiato Cristiano, che nel girone di ritorno viaggia a una media di un gol ogni 49,6 minuti mentre prima per segnarne uno ne impiegava 311,5. Sembrava diventato un alieno, è tornato un marziano. Ma la Juve sa essere terra terra, e questo aigalacticos del Madrid proprio non va.

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