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Tor di Valle, M5S azzera il progetto. Pronta la delibera: «Tutto da rifare»

(S.Canettieri – M.Evangelisti) – L’operazione azzeramento prende forma: in Comune è sempre più forte l’idea di ritirare la delibera sulla pubblica utilità dello stadio di Tor di Valle. A quel punto il progetto e l’iter amministrativo sarebbero tutto da rifare. «Lunedì – spiegano fonti parlamentari del M5S – potrebbe esserci il colpo di scena: il ritiro dell’atto». L’indiscrezione non è confermata dal Comune, ma sono in corso virate a U. Se martedì la sindaca Raggi sembrava vicino all’intesa con i proponenti del maxi intervento dello stadio di Tor di Valle, ora il vento è cambiato. E in Campidoglio, di fronte alla rivolta non solo della base e dei consiglieri regionali pentastellati, ma anche del gruppo M5S in Comune, si prepara il colpo di scena. A suon di pareri legali. L’obiettivo: annullare la delibera 132, varata dell’amministrazione Marino a dicembre del 2014, ed esigere dai proponenti la presentazione di un nuovo progetto, che tagli drasticamente le cubature(ora 1 milione di metri) per ricondurle dentro al Piano regolatore.

LA TRATTATIVA – La Raggi, assediata dalla base e da gran parte dei consiglieri comunali, lavora per il ritiro. Tenendo aperto anche un canale con la Roma e i costruttori per arrivare a una intesa in un nuovo progetto, che rivede anche le opere pubbliche, e si torna in consiglio comunale a votare la pubblica utilità. Ovviamente, i tempi si allungano. Finora sono già passati più di due anni. Ma a spingere sul ritiro della delibera c’è anche il parere consegnato l’altro giorno dal gruppo consiliare regionale del Movimento 5 Stelle, frutto non solo dei legali pentastellati, ma anche della consulenza di Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione, uno di quelli che compare nel pantheon di M5S, tanto che fu anche proposto come candidato a presidente della Repubblica. Questo parere è perentorio: non si può variare la classificazione dell’area da r4 a r3 (quella sul rischio idrogeologico) fino a quando non saranno state realizzate le opere di messa in sicurezza; la modifica del progetto, vale a dire il taglio delle cubature del 30 per cento ipotizzato nell’incontro con i proponenti della settimana scorsa, non può essere fatta all’interno dello stesso progetto e della stessa conferenza dei servizi; le opere concesse ai privati per garantire l’equilibrio-economico finanziario, secondo i legali del Movimento 5 Stelle della Regione, devono essere funzionali alla fruibilità degli impianti. Ragionamenti che stanno spingendo il Campidoglio ad accarezzare il tasto «reset».

fonte: Il Messaggero 

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