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IL MESSAGGERO “Serve una Roma vecchie maniere”

Spalletti
Spalletti

(U. Trani) – Il primo pomeriggio all’Olimpico, orario insolito (il via alle 15) in questo inizio di stagione, è da sfruttare. Perché, pure se si presenta la Sampdoria a punteggio pieno, la Roma non può perdere altro tempo. E ha, dunque, l’urgenza di ritrovarsi dopo il pari scellerato di Cagliari prima della sosta. Più che allaJuventus già in fuga e quindi alla classifica, è il momento di guardare solo a se stessa. «Dobbiamo tornare a comportarci da squadra» avvisa Spalletti che, almeno a sentirlo insistere su quello che ritiene il vero problema da risolvere, si dichiara sinceramente allarmato. Il ko contro il Porto, vedendo la prestazione di due domeniche fa al Sant’Elia, sembra aver minato la tenuta psicologica del gruppo. Che, dopo l’eliminazione inChampions, si è improvvisamente riscoperto fragile. Lo ha addirittura notato Pallotta che, nonostante la lontananza, ha riconosciuto il limite attuale della rosa. I giocatori sono vulnerabili nel carattere e di conseguenza nel gioco. L’esame contro Giampaolo, tecnico preparato come sa bene il suo amico Lucio, è insomma delicato. E impegnativo.

INTERVENTO D’URGENZA – «Ho rivisto, contro il Cagliari, gli errori che facevamo nel campionato scorso, gli stessi di quando sono tornato a Trigoria». La lucidità dell’allenatore giallorosso dovrebbe essere d’aiuto alla Roma. L’annata è appena cominciata e la situazione può ancora essere ricomposta. Anche perché Spalletti ha individuato quali sono i principali difetti. Tatticamente bisogna ripartire dall’ultimo torneo. Aggiornamento possibile e già elaborato. Ritrovando, innanzitutto, il possesso palla e cancellando, in via definitiva, il lancione a spazzar via. «Basta buttare avanti la palla, non mi piace affatto: dobbiamo manovrare da dietro, la nostra qualità ci impone questo atteggiamento». E qui che, nel discorso di Lucio, si inserisce l’aspetto mentale dell’involuzione. Perché, così facendo, viene meno la convinzione nei propri mezzi e si fa crescere l’autostima degli avversari. Vantaggi che in partita non vanno concessi. Il quadro clinico è chiaro. «Pochi passaggi mirati, poca qualità, poca personalità nella gestione quando gli altri ti pressano. Se vengono a giocare nella nostra metà campo ci resta più spazio dietro la loro linea difensiva: noi dobbiamo uscire e andare ad occupare quello spazio. Cosa che non abbiamo fatto. E lo dobbiamo fare, altrimenti non siamo giocatori da Roma e io non sono un allenatore da Roma. L’ultimo spezzone di partita ha evidenziato questo. Mentre l’anno scorso stavamo spesso nell’altra metà campo, giocavamo la palla e sempre da dietro, ora si è rifatto come lo scorso anno al momento del mio arrivo: la palla non si rigioca, ci brucia e si perde in questo tentativo. Inutile giocare con due terzini che spingono se poi non andiamo avanti. E quello che mi da più fastidio è che spesso abbiamo rinunciato. Questo non mi garba per niente. Per cui se ne parla e si ricomincerà a fare già contro la Sampdoria». Confronto, dunque, negli spogliatoi. Per riabilitarsi.

UNITÀ DI MISURA – C’è altro e Spalletti lo dice apertamente. «Voglio che siamo più corti in campo, tanto si gioca in quaranta metri». E, più volte, fa riferimento alle «distanze» perdute dai suoi giocatori. «Non riusciamo più a essere compatti come prima: bisogna fare subito passi avanti». La lezione di tattica proprio aspettando Giampaolo che «riesce a plasmare una formazione e a darle il suo modo di vedere il calcio. Che è un moderno e che passa attraverso l’organizzazione e appunto le misure di squadra. Ha preso la Sampdoria da Montella e, dopo due partite, ci ha già messo qualcosa di suo in più». Resta da scegliere chi è più adatto per limitare il 4-3-1-2 blucerchiato. De Rossi è a disposizione e oggi, essendo squalificato in Europa League, ha le stesse chance di Paredes. Fuori Vermaelen (Marchizza, al suo posto, tra i 22 convocati), può tornare Juan Jesus (provato anche Fazio) da centrale accanto a Manolas. Sulle fasce, invece, tra Florenzi, Peres ed Emerson Palmieri non è detto che esca l’ultimo. Davanti il tridente con Salah, Dzeko e Perotti. Come in 2 gare su 4 (le 2 del playoff con il Porto).

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