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L’ANALISI di CHIEVO-ROMA 3-3 Le comiche: regia Rudi Garcia

L'analisi della partita
L’analisi della partita

(D.Luciani) – I tifosi della Roma farebbero meglio a spendere il loro tempo con un cinepanettone piuttosto che farsi 1000 km nel giorno dell’Epifania. De Sica, Checco Zalone o Lillo&Greg, scegliete voi. Mogli, fidanzate e famiglie accantonate per seguire una squadra che ad una giornata dalla fine del girone d’andata ha del comico. Al “Bentegodi” la Roma butta via una partita vinta due volte. I gol di Sadiq e Florenzi resi inutili da Paloschi e Dainelli, un difensore che non segnava dall’11 maggio 2014. Il Chievo, non contento del regalo di Cesar sul raddoppio giallorosso, ha permesso a Iago Falque di segnare il 2-3 al 26′ del secondo tempo. Le sostituzioni di Garcia e il doppio errore di Manolas e Szczesny, a loro volta poco felici del primo pareggio consentito a Dainelli, hanno perfezionato il suicidio perfetto: punizione di Simone Pepe dai 20 metri, palla sul palo e poi dentro per una frazione di secondo. L’orologio segnala ad Irrati che la palla ha varcato la linea ed è 3-3. La goal line technology funziona e la Roma è la prima a “farne le spese”.

Giocatori, allenatore, dirigenti, presidente e tifosi devono prendere coscienza dell’ineluttabile: la Roma non è una squadra che merita di lottare per lo Scudetto. Ha ottime individualità tecniche, ha alcuni elementi di grande forza ma le mancano troppi tasselli per essere vincente.

1) In fase offensiva, l’allenatore non le ha dato un’idea di gioco che esuli dalla “palla-a-Gervinho” o “palla-a-Salah”: la velocità e la tecnica individuale degli africani spaventa i difensori avversari. Il Chievo si è fatto sorprendere più volte negli uno-contro-uno permettendo ai giallorossi di creare pericoli. Gli errori di Gamberini, Cesar e Frey hanno fatto il resto.

2) In entrambe le fasi mancano ordine e addestramento tattico che permetta ai giocatori di riconoscere le situazioni di gioco: Manolas, Rudiger e Digne continuano a difendere attraverso capacità individuali. Fino a quando Vainqueur (oggi), De Rossi o Nainggolan riescono a mantenere le linee unite la squadra regge discretamente. Come cala l’intensità dei mediani, il crollo arriva puntuale.

3) Tale disorganizzazione mette ancor di più in difficoltà le seconde o le terze linee, che già di loro non sono all’altezza: chiunque entra nella Juve, nella Fiorentina, nel Napoli e spesso anche nell’Inter, sa cosa fare in ogni momento delle partite. Gyomber e compagni entrano in campo più spaesati di un aborigeno a New York. Qualsiasi squadra, dal Bate Borisov al Chievo fino allo Spezia, può segnare alla Roma.

4) Senza quattro titolari (De Rossi, Pjanic, Nainggolan e Dzeko), due riserve (Keita, Ucan) e due che da inizio stagione non hai mai avuto a disposizione (Totti e Strootman), la Roma era in vantaggio 2-0 dopo 30 minuti. Dopo aver subito due gol, Iago Falque aveva segnato il 2-3 a 20 minuti dalla fine. Non esistono attenuanti per partite buttate in questo modo. Più di un’ora di gioco in vantaggio e possesso palla fermo al 45%. Nessuna capacità di gestire il pallone nei momenti cruciali della gara. Tradotto: zero personalità propria dei giocatori o trasmessa loro dal tecnico.

Sabato sera c’è il Milan per l’ultimo turno del girone d’andata. Un campionato che dentro Trigoria pensavano di vincere e che invece ora trasforma la sfida con i rossoneri in un’occasione per consolidare il quinto posto.

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