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IL MESSAGGERO Il verbo di Lucio

Spalletti
Spalletti

(M. Ferretti) Tutto da ascoltare, Luciano Spalletti. Perché non ha voluto fare zero a zero. Ha usato il microfono per farsi sentire, non soltanto per farsi ascoltare. Sottolineando parecchie cose, ribadendo il suo ruolo di capo. Messaggi non in codice anche ai dirigenti della Roma. Il tutto condito da smorfie, facce, faccette, occhi sgranati, occhi socchiusi e mani sempre agitatissime. Un esempio? I preparatori a stelle e strisce targati Pallotta? «Ho detto loro quello che penso sia giusto fare. Sono persone brave a organizzare e programmare, però sul lavoro da sviluppare si fa un po’ quello che mi pare». Il ruolo di comandante della Roma ribadito nel commentare le ultime operazioni di mercato. «Gervinho voleva andare via in tutte le maniere; El Shaarawy voleva venire in tutte le maniere: per me non c’è dubbio su chi serve alla Roma. Zukanovic viene a giocare in un reparto in cui per fare risultati subito avevamo bisogno di un completamento. Io l’ho avallato perché lo conosco, ho parlato con quelli che lo conoscono e ho avuto garanzie. Se si parla di un mercato a bocce ferme, per fare una squadra che deve lottare per vincere titoli importanti, è un altro tipo di ragionamento. Il giocatore è fortissimo di testa, buon piede, sa iniziare l’azione. Ha la difficoltà di non essere velocissimo», il suo virgolettato. Traduzione: Zukanovic va bene adesso, ma forse non andrà bene in futuro con altre ambizioni. «El Shaarawy ha qualità importanti per noi perché ha corsa e tecnica, sente la porta e viene a completare un reparto che per noi era un po’ scoperto. E’ uno che si adatta a fare il terzo offensivo e allo stesso tempo è uno che sa fare tutta la fascia. Perotti? Stiamo guardando se riusciamo a trovare un giocatore che ci dia una mano sull’uno contro uno: quando hai uno che ti guarda in faccia e ti va sopra il problema non sussiste più. È una scorciatoia la superiorità».

BOTTA E RISPOSTA CON IL BOEMO Spalletti non ha esitato neppure a commentare da par suo le pressioni sulla gestione o sull’utilizzo di Totti, difeso e coccolato ormai quasi a ritmo quotidiano da Zeman. «Rabbrividisco al fatto che ho parlato con Zeman due minuti prima che intervenisse («Dispiace vederlo infreddolito in panchina», ndr ) e mi ha detto tutt’altra cosa. Era al telefono con Tempestilli, me lo son fatto passare e gli ho chiesto consigli. “Da buon osservatore della Roma, hai qualcosa da consigliarmi?” “No,lì nessuno rispetta le regole”. Ma le altre cose poteva dirmele lì. Gestione Totti? Io gestisco la Roma, non il singolo. Per noi contro il Frosinone è la partita più importante del momento. Gioca chi mi dà più garanzia per il risultato della Roma, gioca chi è più pronto perché la Roma ora ha bisogno di prontezza, di forza, di corsa, di disponibilità, di sacrificio». E ancora. «Non si può programmare un sistema di regole o un comportamento. Bisogna essere bravi a gestire di volta in volta le situazioni: qui in ogni momento arriva un treno dritto per dritto, bisogna stare attenti a scansarlo e gestirlo. Non voglio fare un confronto con Zeman: quando lui allenerà la Roma farà vedere che lui la gestisce bene, farà vedere le sue qualità quando l’allenerà… ». La replica del boemo a Radio I. Olympia. «Per me Totti va gestito diversamente dagli altri, cioè come un uomo di quasi 40 anni che viene da un infortunio».

ISTRUZIONI PER L’USO Doumbia, a seguire. «Lo conosco, in Russia quando ci ho giocato contro mi ha creato problemi ma il suo discorso qui è stato già stato affrontato, ritirarlo fuori servirebbe a fare ulteriore casino. Il centravanti lo abbiamo, è Dzeko. Cosa gli serve per sbloccarsi? Fare due movimenti giusti e dargli la palla addosso». E Salah? «Deve ritrovare la voglia di puntare l’uomo, perché quella è casa sua. Lui è bravo quando ha la palla tra i piedi, per cui anche nello stretto ha rapidità, e secondo me fa più fatica se parte da più esterno, perché la strada è più lunga e si incontrano più persone nel tragitto per arrivare a casa dove bisogna far gol. E quando torni per vie centrali la strada è più corta». Oggi contro il Frosinone, obiettivo prima vittoria del 2016. «È come una finale. Mi aspetto qualcosa di meglio rispetto alla Juve. Abbiamo fatto passi avanti ma dobbiamo raggiungere un equilibrio ed essere bravi a sviluppare i concetti di gioco: dobbiamo avere un ordine, come visto contro la Juve, e allo stesso tempo essere più sbarazzini».

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