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LA REPUBBLICA Gol e spettro panchina: la A dei grandi vecchi riparte da Toni e Totti

Francesco Totti
Francesco Totti

(E. Sisti) Cosa c’è di meglio che ascoltare chi ne sa di più? Il campionato comincia con due Peter Pan di lusso che ogni volta che si stringono la mano a centrocampo non pensano mai, ma veramente mai, che quella possa essere l’ultima. Ascoltiamoli. Totti e Toni come sintesi di Verona-Roma (domani alle 18), ma anche come compedio di più di vent’anni di calcio italiano, erano insieme in Germania nel 2006, erano insieme alla Roma nel 2010, sono insieme adesso, a rappresentare una generazione di immarcescibili creativi dell’area di rigore e della trequarti. Si può scrivere anche “Totti vs Toni”: diverte mettere a confronto sano o a scontro ideale due bellezze così ben ricamate di rughe, ognuna delle quali, come gli infortuni che non si vedono ma si sentono, come certe cicatrici che si vedono ma non danno alcun fastidio, trascina ricordi, è vita vissuta e passione condivisa.

Lo “stanziale” e il “nomade”, il “capitano” e il “giramondo”, 39 e 38 anni, Totti che cresce nel giardino di casa, Toni che viaggia e ovunque mette in pratica (13 club). La serie A ha bisogno di luce, i ragazzi di esempi, gli spogliatoi di fratelli maggiori, i tecnici di allenatori in campo. Anziani sì, però audaci, quasi quarantenni sì, demotivati mai. Provateci voi a dire a Totti (che forse inizierà la sua prima stagione da “riserva”) o a Toni «guarda caro che dovresti farti un po’ più in là…». Vi guarderebbero, magari accetterebbero. Poi troverebbero il modo di farti cambiare idea. È la motivazione a lasciare i sogni intatti. Totti e Toni non hanno elaborato una “exit strategy”, non possono smettere. Però sanno che adesso il recupero è importante quanto la prestazione. Si sono messi alla guida di un carrozzone stravagante in cui hanno preso posto i loro coetanei, che fanno della serie A un campionato di diffusa e onorata saggezza. È ancora il torneo del 38enne Di Natale, del 37enne Klose e di svariati 36/35enni (Marquez, Dainelli, Sardo, Pellissier, Brienza, Bellini, Keita, Marchionni, Amauri, Maresca). L’intermittenza delle loro gambe conterà più di quella del cuore. Sarà loro cura amministrare cibo, sonno e allenamento, per esaltare le energie, senza più disperderle. Sono ancora capaci di meraviglie. I quattro più “annosi” sono quattro attaccanti veri e uomini veri. Totti, Toni (capocannoniere uscente con 22 gol) e Di Natale hanno segnato più di 800 reti.

Il tempo non si ferma, però si può gestire, piegarlo, far finta che rallenti, o che i problemi siano altri. Nel 2006 Totti usciva da un anno in cui temette il peggio dopo la caviglia rotta da Vanigli. Vinse il Mondiale privo di forze. Ma quando segnò quel fantastico gol alla Samp, il 26 novembre, ringiovanì di colpo, era anche più bello: si poteva immaginare che al posto suo invecchiasse il “Ritratto di Sampdorian Gray”. Ognuno di questi immortali ha un segreto, il segreto è uguale per tutti: cancellano il male in un attimo, guardano subito lontano. Come diceva Steve Jobs, anche nella sventura devi restare affamato e “foolish”, che nel calcio si potrebbe tradurre: io quella palla la prendo, contaci, e te la butto dentro. Anche a 39 anni. In fondo che sono 39 anni? Un numero e una parola.

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