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GAZZETTA DELLO SPORT Da De Sanctis a Totti. Scricchiola l’asse Roma

Totti De Sanctis
Totti De Sanctis

(D. Stoppini) – La chiesa è ancora al centro del villaggio, per carità. Ma il punto è un altro. È che nel villaggio le gerarchie sono in discussione, oggi come mai prima. E nel 2015 chissà. C’è la spina dorsale finita nel frullatore delle critiche, in una città con l’ansia da prestazione. E le prestazioni dell’asse cen­trale della Roma di Garcia non convincono più. Totti, De Rossi e De Sanctis, a leggerla innestando la retromarcia, gli uo­mini guida della scorsa stagio­ne: dall’attacco alla porta, oggi sono (anche) le tre facce di una squadra che non riesce ad acce­lerare, che non riesce ad alzare i ritmi quando c’è da avvicinare la Juventus, quando l’odore dello scudetto si fa più intenso.

QUI TOTTI Qualcosa sta cam­biando, qualcosa forse è già cambiato. E certo conta anche la carta d’identità, che non può non essere un fattore per tutti e tre. Non può non esserlo per Francesco Totti, anni 38, anco­ra il cuore della Roma. Non può essere colpa del capitano se il centravanti di ruolo di Garcia, Mattia Destro, non ha mai dato l’impressione di volersi pren­dere un posto senza mollarlo più. È però un fatto acclarato che le ultime prestazioni di Tot­ti non sono state all’altezza, an­che dal punto di vista fisico. La prova è anche nei numeri: solo due gol in campionato, en­trambi su rigore. Nessuna rete su azione: l’unico acuto è arri­vato in Champions, a Manche­ster. Lo sa anche Garcia, spesso preso in mezzo tra l’esigenza di preservarlo e la scelta di farne a meno. E così succede che so­no 9 le sostituzioni subite, nes­sun altro in Serie A è stato avvi­cendato più spesso. Il resto dei numeri racconta tutto, ma an­che il contrario di tutto. Rac­conta che Totti è ancora il ful­cro della manovra offensiva: le occasioni create e le verticaliz­zazioni sono nettamente superiori alla media del campiona­to. Ma i tiri in porta? Perché quella è sempre stata l’eccel­lenza di Totti, la vera differen­za del numero 10, che adesso è riuscito a calciare nello spec­chio avversario, rigori a parte, solo altre 3 volte in 4 mesi.

QUI DE ROSSI Per carità, il cal­cio non è solo numeri. Che pe­rò sono lì, se non a certificare, quantomeno a evidenziare qualche difficoltà. Anche quel­le di De Rossi, che un anno fa non usciva di squadra neppure per sbaglio: 16 presenze su 16, tutte da titolare, con una sola sostituzione subita (a Bergamo contro l’Atalanta). Non c’era Roma senza De Rossi. Che però ora è in difficoltà fisica, per non parlare delle vicende extra calcio: quelle hanno condizionato il suo recente rendimento, come certificato pubblicamen­te dallo stesso Garcia. Il De Rossi 2014-­15 è finito in pan­china per scelta tecnica contro Napoli, Inter e Manchester Ci­ty, tre delle gare più importanti giocate fin qui dalla Roma. E una volta in campo, è stato so­stituito ben tre volte.

QUI DE SANCTIS Keita ha ruba­to la scena a De Rossi, è giusto dire. De Sanctis non ha invece problemi di concorrenza, al­meno per ora. Ma le insistenze della Roma su Neto hanno un valore. Il brasiliano potrebbe arrivare a Trigoria già a genna­io, non certo per fare la riserva. Le incertezze di De Sanctis nel gioco con i piedi — errore con il Sassuolo a parte — sono un fattore che Garcia tiene in con­siderazione: nel gioco del fran­cese, l’avvio dell’azione in sicu­rezza è una priorità. In questa stagione, peraltro, i guai di De Sanctis sono accentuati dall’assenza di Castan, il vero regista difensivo. Neto è l’uomo scelto da Sabatini per aggirare il pro­blema, ritoccando il villaggio di cui sopra. E non si offenda nessuno, se l’obiettivo è quello di non spostare la chiesa

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