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IL MESSAGGERO Rudi: “Martedì voglio un Olimpico di fuoco”

Garcia
Garcia

(S. Carina) La risposta dai suoi ragazzi, Rudi Garcia l’ha avuta sul campo: «Ho visto 14 lupi». Con questa, la sensazione di essere oramai riuscito ad ottenere quello che è stato sempre il suo obiettivo, da quando allena. Basta rileggere parte della sua autobiografia e collegarla a qual- che fraseggio di Roma-Chievo, per capire che la sua missione è (quasi) compiuta: «Al gol all’incrocio dei pali su calcio al volo da venti metri che esalta il talento individuale, preferisco la rete segnata al termine di una lunga azione collettiva – si legge nel libro ‘Tutte le strade portano a Roma’– nata da un movimento globale, con una serie di passaggi che coinvolgono più uomini, con tocchi di prima e, infine, il giocatore che smarca con generosità il suo compagno. La parola squadra esprime bene, secondo me, ciò che denota: una somma di giocatori e di personalità. È il legame da creare fra loro che trovo appassionante. Denoieix ha espresso il concetto molto bene: ‘Un giocatore vale molto. Un al- tro giocatore vale molto. Ma il rapporto tra i due non ha prezzo’». Ecco, quella vista ieri con il Chievo è stata una squadra. E che squadra: «Sì, sono contento, lo ammetto – ha spiegato il tecnico francese nel post-gara – Abbiamo chiuso il match in 30 minuti e gestito la partita da squadra. Ora possiamo concentrarci sulla Champions».

Ritorna sempre quella parola, “squadra”, che non lo annoia mai e che permette a Ljajic di ritrovare il gol e il sorriso (una rarità) mentre a Destro la continuità necessaria per provare a convincere il ct Conte a scommettere su di lui nelle prossime convocazioni azzurre: «Adem e Mattia danno sempre il massimo. Mi fi- do al 100% dei miei calciatori, hanno risposto sul campo ed era quello che dovevano fare. Il pallone di Francesco è spettacolare ma Ljajic fa un gran gol. Mattia invece ci dà profondità, rimane al centro e dà più libertà tra le li- nee al capitano. Quando dico che conto su tutti non è solo a parole».

Ora può pensare al Bayern. A sentire parlare dei tedeschi, gli si illuminano gli occhi: «Non vedo l’ora di giocare una partita del genere. Mi aspetto un Olimpico di fuoco, così nulla sarà impossibile… Anche se sappiamo che noi dovremo essere al 120% e sperare che loro siano al 60-70%. Guardiola? Ero uno di quelli che sapeva che Pep non aveva scelto una sfida facile, accettando il Bayern. Ma lui è un grande e farà benissimo anche lì. Si diceva, quando allenava il Barcellona che non era lui a far giocare bene le sue squadre ma i campioni che aveva. Chi lo diceva, però, sbagliava».

Non si è sbagliato invece Totti, quando ha siglato il 3-0 su rigore, segnando così il gol numero 237 in serie A: «Ottimo prendersi questi tre punti subito dopo la so- sta di campionato, abbiamo ricominciato con la stessa mentalità di prima ed era quello che volevamo. Contro il Chievo siamo partiti forte fin dal fischio d’inizio e abbiamo tenuto il pallino del gioco con professionalità, tutti aspetti positivi in vista delle prossime gare». Che lui non vuole certo mancare. Per questo motivo ieri, quando in panchina è stato visto con una borsa del ghiaccio dietro al ginocchio (della gamba destra) qualcuno ha temuto il peggio. Non dovrebbe essere nulla di preoccupante, a tal punto che poi il capitano al fischio finale ha partecipato ai festeggiamenti con i compagni.

Stavolta tra i più attivi nell’animare la ola sotto le curve è stato Ljajic. Il serbo al Chievo aveva già segnato con la maglia della Fiorentina (1 aprile 2012). Ma il gol di ieri sera ha un altro sapore, soprattutto dopo le polemiche seguite a Juventus-Roma: «Curiosità per la nostra reazione? Ma noi rispondiamo sempre. Abbiamo parlato tanto, ora era arrivato il momento di farlo sul campo, come sempre. Le parole di Garcia? Ci hanno dato una grande carica. Abbiamo fatto un primo tempo di grande livello, dobbiamo continuare così».

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