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IL MESSAGGERO Il mago Paredes a Verona protagonista di Chi l’ha visto?

L. Paredes

(M.Sorio) Chi l’ha visto?Leandro Paredes è una macchina parcheggiata ai box: giri di pista in settimana e il week-end in Primavera.Se sarà una sorpresa, il Chievo la tiene in serbo per le ultime curve. Attendere, prego. Però precisiamo: Paredes non è un Godot. «Il suo talento ci sarà utile – assicura Eugenio Corini – Il fatto è che in serie A bisogna correre e Leandro deve mettere benzina nelle gambe». Mettiamola così: il 19enne di Buenos Aires sta facendo rifornimento. La sua sala d’attesa sono i baby del Chievo: 85 minuti contro il Cittadella, 66 a Udine, bagliori di luce come una traversa in semirovesciata ch’è ancora nei passaparola. «Ragazzo umile, s’è adattato subito, tutti gli vogliono bene» giura Paolo Nicolato, timoniere dei pandorini, l’uomo che con Corini sta scrutando da vicino i primi passi italiani di Paredes. Come dire: c’è la materia prima e c’è pure la materia grigia.

LAVORI IN CORSO –  Paredes era stato annunciato il 29 gennaio scorso, prestito dalla Roma, Corini già frenava sulla condizione, i tifosi del Chievo chiedevano lumi ai conoscenti giallorossi e quelli invitavano i veronesi a stendere rapporto più avanti. Il rapporto parla di un chico all’apparenza timido – ma uno lanciato dal Boca a 16 anni può conoscere la ritrosia? – e di un trequartista ambidestro che dà del tu alla fantasia. Turisticamente parlando, poi, Paredes sembra uno di quegli stranieri che annusano l’aria del posto. Sposato, padre di una bimba di tre mesi (Victoria, nome tatuato sul polso sinistro) la prima cosa che El Mago ha chiesto è stata: dov’è Chievo? Allora l’hanno portato nel quartiere della Diga, 2500 anime, la chiesa, l’edicola, due bar e una bottega. Risposta: «Perfetto». Appartamento lì, a dieci minuti dal centro, in quello spicchio semplice di Verona che pare l’antitesi dell’habitat di un trequartista moderno. Compagnia preferita: Adrian Calello, stessa patria, peone del centrocampo clivense. Quand’è il caso uno passa a prendere l’altro e via verso a Veronello. Nel tragitto si parla di Argentina. «A 8 anni venne Ramon Maddoni, quello di Riquelme e Tevez, e mi portò nella cantera del Boca. Zio Luis era nelle giovanili dell’Argentinos Juniors. Mamma e papà sono sempre i primi a dirmi se ho giocato bene o male». Mamma e papà ora chiamano in Italia. E ogni tanto domandano a Leandro: «Quando cominciamo a telefonarti di domenica sera?».

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