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IL ROMANISTA Ljajic, l’arma in più di Garcia

Florenzi Ljajic

(V. Meta) – Il mal di schiena è passato, qualche piccolo acciacco muscolare pure, la voglia di giocare invece no e non potrebbe essere di più. Morde il freno, Adem Ljajic, che a due giorni dalla sfida del Friuli sente odore di maglia da titolare e non ne ha fatto mistero. «Non vedo l’ora di giocare dal primo minuto» ha detto mercoledì, alla fine del primo allenamento in cui Garcia lo aveva provato nel tridente titolare al posto di Gervinho. Esperimento che il tecnico ha ripetuto anche ieri, per fare una prova manca il terzo indizio (l’allenamento di oggi o meglio ancora la rifinitura di domani), ma salvo vittoria in volata di Marquinho, il prescelto per la sostituzione dell’ivoriano sarà lui. Fino a una settimana fa, era il subentrato dal gol sicuro all’Olimpico, con il Napoli l’incantesimo si è rotto e la mezz’ora contro la squadra di Benitez non è stata esattamente la sua migliore esibizione in giallorosso. La voglia di giocare c’era (piuttosto evidenti i segnali di impazienza mentre il cambio veniva rinviato di qualche minuto), peccato non si sia tradotta nell’impatto sulla gara perfetto cui aveva abituato il pubblico dell’Olimpico.

In compenso l’occasione per il riscatto è alle porte. L’infortunio muscolare che costringerà Gervinho al forfait domenica e molto probabilmente anche giovedì prossimo contro il Chievo, lascia scoperto un ruolo per cui Ljajic sembra il sostituto naturale, «anche se non è mica detto che debba per forza giocare al posto dell’ivoriano», aveva detto Rudi Garcia qualche tempo fa. Quando, parlando del serbo, aveva aggiunto: «Adem è un giocatore di qualità e si vede ed è anche un buon ragazzo, però deve migliorare molto sotto tutti i punti di vista e diventare più veloce, più forte e più potente. Ma lui è la mia arma in più».

Erano i giorni della sosta e il tecnico lo descriveva in gran forma, al punto che qualcuno aveva anche pensato che contro il Napoli potesse partire dal primo minuto. Con ogni probabilità lo farà domenica a Udine, nello stadio in cui ha rimediato la sua sconfitta più pesante in Serie A, con la Fiorentina battuta 3-1 il 13 gennaio scorso. D’altra parte, quella romana è una realtà che sente sempre più sua, nonostante sia stato l’ultimo a raggiungere Trigoria dopo la chiusura dell’operazione-lampo che l’ha portato a Roma nel giro di quarantotto ore. Molto ha aiutato il clima che si respira nello spogliatoio, anche grazie al lavoro sul gruppo fatto da Garcia: «Il mister parla con tutti e penso di avere la sua fiducia», ha detto. Lo aspetta un esame complicato, perché oltre a quella di Gervinho, contro l’Udinese la Roma dovrà far fronte anche all’assenza di Totti, modificando il proprio modo di giocare in funzione delle caratteristiche di Borriello. L’imprevedibilità e la facilità con cui arriva alla conclusione da lontano, potrebbero rivelarsi armi importanti per scardinare la difesa di Guidolin, anche a costo di sacrificare qualcosa alla fase di copertura.

Nel frattempo Ljajic studia da romanista ed è pronto a infilarsi anche al Friuli i nuovi parastinchi che più romanisti non si potrebbe: sfondo giallorosso, nome, numero di maglia, nome della regione di nascita di Jovetic (suo punto di riferimento a Firenze), e poi stemma della Roma con la lupa bene in vista e nell’angolo a destra il Colosseo. Magari i calci degli avversari faranno meno male.

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