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IL MESSAGGERO Garcia: “La Roma di Totti come la Juve di Platini”

Rudi Garcia

(A. Angeloni) Parlare di Roma come la Juve fa un po’ impressione. Quella bianconera era una squadra leggendaria, questa guidata da Rudi Garcia studia per diventarlo. I presupposti sono buoni. Parlare di punteggio pieno dopo otto giornate di campionato significa togliersi la maschera. Basta sognare l’Europa League, questo lo sa anche il tecnico spagnolo, pur non dicendolo. «Sono felice ma la nostra è una vittoria di Pirro: abbiamo perso il capitano e mi dispiace si sia fatto male anche Gervinho. Non dimentico che De Sanctis ha fatto una parata che ha cambiato la partita. De Rossi ha fatto un grande intervento, però mi è piaciuto vedere Morgan che va a ringraziare Daniele», i complimenti che arrivano da Garcia. L’Europa League? «Mi piace pensare che la Roma di Totti ha raggiunto la Juve di Platini. La cosa più importante è fare lo sprint finale con le favorite, Napoli e Juve. Vincendo le partite l’appetito arriva, ma la Roma non va in Europa da due anni, quindi questo resta il primo obiettivo. Diciamo che abbiamo messo benzina dentro la macchina e i semafori rimangono verdi». Garcia allievo di Benitez ma ricorda Liedholm: è d’accordo? «Ho rispetto per chi ha lavorato per la Roma, che è eterna e noi di passaggio. Io guardo avanti non al passato».

LA DIFESA E L’ATTACCO – Ancora Garcia. «La Roma è forte, subisce poco, ma è vero anche che sappiamo segnare. Abbiamo fatto sempre almeno due gol in ogni partita. È vero che De Rossi è un giocatore grandissimo. La cerniera Castan Benatia mi piace dall’inizio, sono forti ed efficaci». Menzione a parte, merita Pjanic, che ha ricordato il suo maestro Juninho Pernambucano. «È vero, sa calciare come lui però sono differenti. Il recupero di Mire? Sapevo che con un centrocampo con Daniele, Strootman e Pjanic saremmo stati troppo forti. E dopo la qualificazione al Mondiale, Mire è sulle nuvole. Anche Strootman ha giocato con la stanchezza ma l’ha fatto con molto coraggio. Gli infortuni mi danno la possibilità di vedere gli altri, come Borriello, Ljajic che è un talento immenso o Marquinho stesso che ha fatto bene. Un giudizio su Dodò? Dopo un po’ di stress all’inizio ha giocato bene».

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