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GAZZETTA DELLO SPORT Se la mitraglia di Batigol colpisce ancora

Batistuta

(A. Catapano) – A parziale consolazione della sfiga che ha tolto alla Roma la prima fonte di gioco (Totti) e l’apriscatole (Gervinho), va svelata ai tifosi giallorossi la congiunzione astrale o, per chi ci crede, la mano divina che domenica pomeriggio ha reso possibile la rimonta della Fiorentina sulla Juventus. Per segnare ai bianconeri quattro gol in un quarto d’ora devi essere spinto da una forza soprannaturale.

Coincidenze… Per fargliene tre in quattro minuti, non basterebbe un miracolo. Eppure, una volta è successo. Per questo l’impresa della Fiorentina ha riportato ogni romanista indietro nel tempo, ad un’altra domenica di goduria (delle disgrazie bianconere) nel campionato di grazia 1982-83: il 27 marzo di trent’anni fa, alla 25a giornata, la Juventus riuscì a subire dal Torino tre gol in quattro minuti, Dossena, Bonesso e Torrisi dal 71’ al 74’ ribaltarono il doppio vantaggio di Rossi (Pablito, poi sarebbe arrivato Pepito) e Platini, consegnarono al popolo granata il derby più bello e a quello giallorosso un pezzettino di scudetto. La Roma, infatti, pareggiando 22 una rocambolesca partita a Firenze (già, proprio nello stesso stadio), si portò a +4 sui bianconeri (oggi sarebbero 6) e mise le mani sul titolo.

Lascia stare i santi… Trent’anni dopo, più che bearsi dell’esito finale (cinque punti di vantaggio all’8a giornata dicono tutto e niente) i romanisti possono rallegrarsi della congiunzione a loro favorevole che ha prodotto l’eccezionale ribaltone e, forse, della riapparizione (spirituale) di un santo protettore che tredici anni fa fece svariati miracoli (20, almeno): San Gabriel( e) Arcangelo in Batistuta, già Re (leone) a Firenze, avviò il processo di beatificazione a Roma. Ricordato anche come il santo con la mitraglia, che in realtà usò più spesso in maglia viola. Erano anni che quell’arma non sparava (salvo quando se ne impadronì Osvaldo, ma usò proiettili a salve) e, francamente, si pensava fosse un ferro troppo vecchio ormai. Poi sono arrivati quei miscredenti juventini che hanno avuto l’imprudenza di giocarci, proprio a casa del santo, che era stato l’ultimo a batterli, 15 anni prima. E a Gabriele, che se ne stava tranquillo per conto suo a lisciarsi la criniera, è toccato rivolgere lo sguardo verso l’amata Firenze e ruggire come un leone. Così gli juventini, increduli come undici San Tommaso, hanno assistito al ribaltone della Fiorentina (di Montella, dimenticavamo) senza colpo ferire, e del resto, chi di mitraglia ferisce di mitraglia perisce. E a godere, proprio come trent’anni fa, sono i romanisti, che allungano in classifica e ricominciano a sognare.

Tredici anni fa Anche se siamo soltanto all’8a giornata! A proposito, all’8a del campionato di grazia 200001, la Roma vinse una soffertissima partita con la Fiorentina. Il gol decisivo, lo ricordano tutti, lo segnò Gabriel Omar Batistuta, senza mitraglia ma con una palla di cannone. Lui non esultò, per rispetto della Fiorentina. Lo fecero i romanisti, per educazione. «Ve saluta Batistuta», cantarono alla fine ai tifosi viola. Domenica ha salutato pure gli juventini.

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