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CORRIERE DELLO SPORT Balzaretti: “Grazie Garcia. Vero, ho pianto con De Rossi”

Balzaretti Garcia

(M. Evangelisti) C’è più spazio del solito dietro gli occhiali cerchiati di osso nero. Gli occhi di Federico Balzaretti sono affondati lì dietro una rada appannatura, tra gli zigomi appuntiti e le sopracciglia a veranda, rosi dalla commozione ancora un’ora dopo il palo malefico, accidenti a quello stecco bianco che sta lì a sbaraccare i bei sogni, un’ora e pochi secondi dopo il gol che ha cancellato tutto, lo stecco bianco, i giramenti di testa lunghi tre giornate di campionato, il marchio del derby definitivo che da maggio tutti gli uomini in giallorosso si portavano dietro sulla pelle dolorante, il gusto fetente del guano. (…)

MALINCONIA – Non avevano mai smesso, per fortuna. Altrimenti prima del derby non ci sarebbero state tre vittorie e il primo posto in classifica e un gioco che stordisce avversari di vario ordine e grado. Ma lui, Balzaretti il biondo, Balzaretti lo zingaro della fascia sinistra con la faccia scheletrica e la coda di capelli annodata sulla sommità del capo, se non aveva smesso di campare si era almeno spento in una malinconia ipnotica. «Perché quel 26 maggio è stato il giorno peggiore della mia carriera». Poi che cosa è successo? «E’ arrivato Rudi Garcia. Ci ha detto di stare corti, occupare 30-40 metri in maniera da recuperare più facilmente il pallone. E soprattutto ci ha guardati in faccia e ha visto quanto fossimo a terra, quanto poco ci considerassimo. Ha lavorato su quell’aspetto. Adesso sappiamo di poter disputare una stagione di livello. Per arrivare da qualche parte, ancora non sappiamo dove».

Per la Roma si vedrà. Lui vorrebbe arrivare, anzi, ritornare alla Nazionale. «Come tutti. Ma non dipende solo da me. Senza i miei compagni di squadra non sono niente». Non lo dice per piaggeria o retorica. Concepisce davvero questa Roma come un organismo unico che pensa, gioca, agisce e reagisce in armonia. «Non volevo piangere. Ma ho visto De Rossi scoppiare in lacrime. E non ho resistito neppure io».

Lui ha seguito De Rossi, la squadra ha seguito lui, «tutti, tutti mi hanno inseguito. Correvo perché la felicità era immensa, incontrollabile, e gli altri mi sono saltati addosso». Era un uomo felice. (…)

24 ORE – Ma perché non fanno giocare Dodò? era la domanda alla moda nei circoli culturali del calcio romano. Ieri Balzaretti ha dato di persona la risposta. «Le critiche vanno accettate da uno che fa il mio mestiere. E io voglio farlo ancora. E’ la mia passione. Ma quello del derby è un riscatto piccolo piccolo. Una gioia straordinaria che dura ventiquattr’ore. Adesso si pensa alla Sampdoria. E’ così che viviamo, noi calciatori». Il punto debole della Roma rinascente è diventato pietra angolare, autore del gol più importante della stagione, più desiderato dell’anno, il gol che chiunque si è illuso di segnare. Lo ha segnato il buon soldato Balzaretti, apprezzato da Garcia per la disciplina, dalla squadra per la dedizione. «E dalla gente. Non dimentichiamo la gente». (…)
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