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IL MESSAGGERO Balotelli abbraccia Totti: “Ben venga, è un fenomeno”

Mario Balotelli

(U. Trani) –«Io dico sì a Totti»Mario Balotelli suggerisce e indirizza. In Aula Magna, a 22 anni, si esprime con il carisma del senatore. Non si spaventa davanti ai riflettori. Nell’Italia di oggi non ha bisogno di recitare da protagonista. Sa che ormai Prandelli e la gente puntano sul suo talento. E finalmente gli credono.

Perché vuole qui il capitano della Roma?
«È un fenomeno e mi piacerebbe giocare con lui. I campioni sono sempre ben accetti. Magari tornasse in Nazionale».
Totti è sempre lo stesso. Lei, invece, è davvero cambiato?
«Certo e da tanto tempo. Già in Inghilterra, solo che nessuno se ne accorgeva. Lì non giocavo».
Come si sente dopo il gol al Brasile?
«Non penso a quella rete, ma alla nazionale che ha giocato una bella partita. Io ho sbagliato alcune palle gol. Ma ci sta e non do peso agli errori. Guardo avanti. Mi piace fare il centravanti e anche mandare in porta gli altri».
Da casa che cosa le hanno detto?
«Papà che mi ero mangiato troppi gol, anche se quello fatto gli era piaciuto tanto, e mamma ha fatto i complimenti a me e alla squadra».
Che cosa ne pensa della sua consacrazione in questi giorni, visto che ora viene dietro solo a Messi e Ronaldo?
«Io sono io. Mai stato un montato. L’immagine è mediatica. Ho fatto un gol, conosco la mia forza e non ho bisogno di paragonarmi a certi giocatori. Lo fanno altri e io ringrazio. Non mi sento né tra i più forti né tra i più scarsi. Sto bene e lo so, ma non mi giudico. Devo migliorare in tutto e non so quanto potrò crescere».
Per il suo manager Raiola è Peter Pan: giusto?
«Mino ha il potere di dire quello che vuole. Ma io sono io. Un ragazzo che sta maturando. Ho quasi ventitrè anni, uno cresce grazie all’esperienze buone e cattive».
Bersagli eccellenti per le sue 6 reti azzurre: ha fatto centro contro Germania e Brasile. Sono le più importanti?
«Mi lego a ogni gol, ma quelli ai tedeschi li ho sentiti di più. Era la semifinale, non per l’avversaria»
Si accorge di essere l’azzurro più amato?
«Sto simpatico a qualcuno e non antipatico a tutti… Dopo l’Europeo la mia popolarità è aumentata, si vede in allenamento e anche per strada. Prima mi apprezzavano solo i miei tifosi, ora anche quelli avversari. E’ merito della nazionale alla quale bisogna dare tanto. Io gioco con il cuore anche nel club ma l’Italia è un’altra cosa. E sono felice che siamo un gruppo di giovani».
Quanto è forte il legame con El Shaarawy?
«Siamo amici. Sul lavoro non è mai facile trovare avere un rapporto come il nostro. Aiuterò sempre Stephan. E sono sicuro che lui farà lo stesso con me».
Prandelli dice che è maturato perché non reagisce più. Si era però preoccupato nella gara con il Brasile. Perché?
«Dopo un fallo di Hernanes, mi sono arrabbiato per il brutto calcio. Ma poi ci siamo dati subito la mano».
Quali errori, tra quelli commessi, non ripeterebbe?
«Non butterei la maglietta dell’Inter alla fine della gara con il Barça. Poi rifarei tutto. Anche fuori del campo. Ho avuto una vita normale come tanti giovani. E non è vero che corro in macchina. Prandelli conosce la mia famiglia e i miei amici. Sa che loro mi hanno sempre voluto bene».
Esagerata la pressione su Balotelli o ininfluente?
«L’ho sentita prima della finale con la Spagna. Niente di negativo, nessuna paura. Non ho dormito la notte prima. Non vedevo l’ora di giocare. Il risultato è stato pesante, ma poi ero contento: siamo vice campioni d’Europa. Nel derby solo emozione e non nervosismo».
Come si elimina il razzismo dagli stadi?
«Sto con Boateng: va combattuto tutti insieme. Mi fa rabbia e mi dà fastidio che purtroppo miglioriamo troppo poco».
Come si risolve la crisi politica nel nostro Paese?
«Io non la seguo, anche se so che c’è casino. Questo l’ho capito pure io. Mi piacerebbe aiutare l’Italia anche politicamente, ma non saprei proprio come e cosa fare».
Il prossimo obiettivo di Balotelli?
«Una grande partita a Malta. E dopo contro il Chievo».
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