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CORRIERE DELLA SERA De Rossi il leader. E un silenzio rotto con classe e ironia

Osvaldo e De Rossi

(G. Piacentini) – La staffilata è arrivata quando le luci sul «Franchi» di Firenze si erano spente già da un po’, quasi a notte fonda. Daniele De Rossi, tornato a parlare dopo mesi di silenzio, stava rispondendo ad una domanda sulla doppia sfida – campionato e Coppa Italia – in pochi giorni con l’Inter. Una partita che nel recente passato ha avuto un grande significato per la Roma e per lo stesso Daniele. «In quella di coppa non credo che giocherò, visto che Pjanic è squalificato». Parole non a caso, pronunciate da chi sa benissimo come ogni sua frase venga pesata, analizzata e passata al microscopio.

In questo caso un lavoro inutile perché sulle parole di Daniele c’è un biglietto con un destinatario preciso: Zdenek Zeman, che per giustificare l’esclusione di Catania aveva detto di non vederlo bene in campo quando manca il bosniaco. Aggiungendo, e il riferimento era sempre al centrocampista di Ostia, che non decide la formazione in base allo stipendio dei calciatori e che il posto bisogna guadagnarselo sul campo. De Rossi per l’ennesima volta ha incassato da campione del mondo, ma stavolta non è rimasto in silenzio e alla prima occasione buona ha reagito. Con classe. Che lo abbia fatto dopo una grande prestazione come quella di Firenze – la sola della stagione insieme a quella col Milan, dicono i suoi detrattori – e non dopo prove meno brillanti può anche non essere un caso,ma non lo è nemmeno il fatto che alla prima occasione in cui Zeman ha cambiato modulo è tornato il miglior De Rossi, che ha voluto anche ribadire come la sua professionalità «in 12 anni non è mai mancata».

Entrambi, insomma, sono convinti delle proprie ragioni ma questo non significa che non si possa arrivare ad un compromesso – i due hanno scherzato riguardo al modulo durante il viaggio di ritorno in treno – che sarebbe la soluzione migliore per tutti. Di sicuro ne beneficerebbe la Roma, che al Franchi ha recuperato anche un altro calciatore importante come Nicolas Burdisso. Il difensore argentino è stato tra i migliori, perfettamente a suo agio in una difesa a tre completata da Marquinhos e Castan, anche loro impeccabili. Se prima di Natale si era sentito poco importante per la causa romanista e aveva preso in considerazione l’idea di andarsene, ora quei propositi dovrebbero essere del tutto rientrati. Nico ha fatto vedere di poter essere ancora decisivo e Zeman gli ha dimostrato di contare ancora su di lui. Un leader vero, come De Rossi.

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