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AS ROMA Qualcosa a Trigoria si muove

Baldini Zeman

Tira un’ariaccia di quelle pesanti su Trigoria, tra eccessi di silenzio dentro e scariche logorroiche di rumore fuori. Aspettando il peggio, nel disperante nebbione del “pare che” e del “si dice che”, eccola puntuale, penosa, mortifera, la voluttà del linciaggio. Si mollano sentenze. Si gioca al massacro.

Qualunque zero assoluto si sente un numero sparando un’ingiuria a Baldini o una maledizione a De Rossi. Mercato libero, non si paga dazio. Un esercito di sapientoni. Chi fa i conti in tasca a Pallotta, chi insegna come si fa mercato a Sabatini o spiega il calcio al Boemo e perché deve ricoverarsi in un ospizio per deliranti cronici. Zeman. Un giorno è Cavallo Pazzo, il vecchio capo Sioux che ci porta alla vittoria contro i Custer del calcio, un altro è solo un vecchio pazzo da museificare. Una competizione selvaggia a chi la spara più fetida. […]

Hanno sbagliato, è vero, da due anni in qua. Ma vogliamo almeno concedere che tutti questi errori sono incidenti, anche pesanti, dentro un’intenzione virtuosa, che merita rispetto e forse ancora credito? Pallotta, Baldini, Sabatini, Fenucci, Zeman, Totti, De Rossi, Florenzi, Lamela e Piris, vogliono tutti, magari per motivi diversi, la stessa cosa. Il bene della Roma. Baldini e Sabatini sono oggi i bersagli facili. Il primo sbaglia con Luis Enrique, è vero, si lascia fuorviare, confonde la persona con l’allenatore, esagera a mostrare come un ostensorio questa sua anima bella. Il secondo è un magnifico corsaro, un solitario, che ama l’incursione, il paradosso, l’azzardo e qualche volta inciampa. Ma come si fa a trattarli da parvenu o da incapaci?[…]
Ma chi siamo? Cosa siamo diventati? Non sappiamo che nuotare nell’acqua sporca? Siamo così ottenebrati da non riconoscere che, prima di suggellare l’ennesimo funerale, qualcosa c’è, forse, da salvare? In ogni partita, persino i primi cinque minuti e l’ultima mezz’ora a Torino, questa squadra ha mostrato un tratto dominante. Quasi sempre si è dissolto nel suo opposto. Ma c’era. Perché ucciderlo? C’è Lamela. Esiste. Fenomeno non strombazzato abbastanza solo perché si agita a Trigoria e non a Milanello. Ci sono Marquinhos, Florenzi. C’è Lazzaro Totti. Perché non ripartire da qui? Perché non immaginare che Zeman possa interrogarsi sui suoi errori?

Il Boemo si percepisce come un carismatico che attraversa le acque e trasforma l’acqua in vino. Ma il carisma non è moneta spendibile urbi et orbi. Per restare in tema, Gesù, a seconda di chi lo ascolta, è un profeta o un imbroglione Zeman deve capire che il mondo non è solo (un motore) Immobile ma è anche De Rossi, un’anima mobilissima e feribile. In nome della Roma tutto è auspicabile.

Che Zeman si conceda, ad esempio, il raffinato dispiacere di chiedere scusa a De Rossi. E che De Rossi vada oltre la sua sanguinosa ferita. Perché la Roma da amare deve essere solo una canzone di Venditti e non una causa sufficiente oltre che efficiente? Solo al cinema cadono rane dal cielo e il mondo poi diventa una cosa migliore? Se afflato deve essere, afflato sia, senza vergogna, con la sfrontatezza del cuore.

Fonte: Corriere Dello Sport

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