REPUBBLICA.IT Roma, manca l’umiltà

Zeman

(M. Mauro) Conte aveva promesso che avrebbe risposto sul campo e non a parole e così è stato. A mente fredda, oltre ai meriti tecnico tattici evidenti della Juve, la partita con la Roma ha fatto vedere un gruppo di giocatori che volevano mettere a tacere le illazioni che l’allenatore della Roma ha continuato a fare in questo inizio di campionato. Con il contorno delle dichiarazioni di Vialli e Ferrara che hanno riportato all’attenzione di tutti cose e polemiche di cui in realtà gli stessi tifosi bianconeri e giallorossi sono stufi. Marchisio, Vucinic, per non parlare di De Ceglie e Cacereshanno messo in campo determinazione e grinta senza risparmio, condite anche da una qualità di gioco straordinaria. Non è sbagliato pensare che ci fossero motivazioni che andavano al di là di una partita normale da vincere. Ma tra Juve e Roma, del resto, non è mai una partita normale. Conte ha saputo far leva sugli stimoli giusti.

La Roma non è esistita. Se gioca così alta, ma senza pressare, diventa una squadra ridicola: nessuno, neanche il Barcellona, può pensare di proporre un gioco simile. L’umiltà deve diventare un elemento indispensabile del sistema di gioco di Zeman, altrimenti gli attacchi delle squadre avversarie si divertiranno sempre, così come è successo a tutte e cinque le squadre che finora hanno incontrato la formazione giallorossa.

Le dichiarazioni di Zeman a fine partita sono comprensibili, così come le difficoltà di un uomo e di un tecnico che da tanto tempo era lontano dal palcoscenico della serie A e che non si trova sicuramente a suo agio nel dover spiegare cosa succede in campo. Credo che invece all’interno dello spogliatoio le discussioni siano state ben altre. Va ricordato che alla Roma mancavano Pjanic e Bradley, ma non sono convinto che sia tutta colpa dei giocatori: quella vista a Milano contro l’Inter era un’altra squadra. In ogni caso i tifosi, i dirigenti e lo stesso Zeman dovrebbero riflettere di più e soffermarsi sul concetto di umiltà.

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