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IL ROMANISTA Quattro a uno zitti e a casa

Taddei e De Rossi

(C. Zucchelli) – Quando al 19’ del primo tempo senti lo Juventus Stadium cantare “Tutti a casa alè”, quando il “signor” Leonardo Bonucci si permette, col sorriso e l’arroganza dei più forti, di prendersela con un ragazzino di 20 anni che era andato a parlaci con calma quando vedi il labiale di Carrera che dice a Vucinic “vai vai, vai ancora”, quando Rizzoli fischia la fine prima del previsto, capisci che agonia è stata Juventus-Roma. Un’agonia durata 95 minuti, vissuta dai romanisti in campo, sugli spalti e a casa, costretti ad assistere a quello che (non) mette in scena la Roma a Torino. Una Roma distrutta e umiliata, che torna a casa con 4 reti sul groppone (11 in 3 partite nel nuovo stadio bianconero) e una marea di dubbi su quello che è e quello che sarà. Su quello che è stato, invece, solo certezze. La certezza di un primo tempo inguardabile, in cui la Juve fa quello che vuole. Si comincia con la formazione annunciata, si comincia con 5 minuti decenti della squadra di Zeman che addirittura tira in porta – male e alto – con Lamela e poi con un lungo e triste monologo bianconero. La Juve dopo 10’ passa in vantaggio: fallo di Taddei che stende Marchisio al limite dell’area, sul pallone va Pirlo il cui tiro a giro, ma rasoterra, sorprende Stekelenburg sul suo palo e si insacca tranquillo in rete. In campo c’è una sola squadra, dopo 4’ arriva il raddoppio di Vidal su rigore – tocco in area di Castan col braccio – e dopo altri 5’ ci pensa Matri a battere unStekelenburg ancora incerto. Per la cronaca, l’attaccante che Marotta ha provato a piazzare in giro per tutta l’estate non segnava da febbraio.

La Roma non si vede, la Juve fa quello che vuole, prende due traverse, con Marchisio e Vucinic, e consegna a Pirlo le chiavi non solo del centrocampo ma della partita tutta. Il regista bianconero inventa, lui e Vidal con lanci lunghi e precisi scavalcano sempre la difesa romanista, incapace di arginare, soprattutto a destra, lo strapotere juventino. Dopo mezzora Balzaretti dice di avere la febbre e lascia spazio a Marquinhos – Taddei si sposta a sinistra – e i suoi compagni provano, quantomeno, a metterci un po’ d’attributi. Si va al riposo dopo un innocente colpo di testa di Lamela che finisce dritto dritto tra le braccia di Buffon, si rientra con le facce dei giocatori che sono tutto un programma. Si ricomincia nello stesso modo, con Vucinic che spaventaStekelenburg e la Juve assoluta padrona del campo. Dopo un quarto d’ora Carrera dice ai suoi esterni di non spingere e i bianconeri lo prendono in parola. Si fermano. Zeman cambia,toglie Totti e Tachtsidis e mette Destro e Perrotta che, quantomeno, danno un po’ di vivacità alla manovra. Data, va detto, solo dal fatto che la Juventus con la testa è ormai negli spogliatoi. L’attaccante, al 22’, si rende protagonista di una bella girata che termina alta, un minuto dopo Bonucci fa fallo sempre su di lui e Rizzoli assegna il rigore. Sul dischetto si presenta Osvaldo che spiazza Buffon e accorcia le distanze.

La Juve riprende allora a giocare, il destro di Marchisio termina di poco a lato, i bianconeri danno la sensazione di poter far male in qualsiasi momento ma sono troppo leziosi e la Roma riesce a limitare i danni. Fino al 45’ quando Giovinco, entrato alla mezzora al posto di Matri, segna il 4-1 dopo un sombrero (sì, un sombrero!) di Barzagli su Taddei. L’umiliazione è totale, anzi no, c’è tempo anche per vedere Rizzoli che fischia la fine prima del previsto perché tanto ormai non c’è più niente da fare. E da dire. Perché il dominio della Juventus è stato tecnico, fisico ma soprattutto mentale. È questa la cosa peggiore. E più preoccupante.

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