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IL MESSAGGERO Zeman “Io mi accontento”

Zeman e Balzaretti

(M. Ferretti) – Terzo tentativo andato a vuoto. La Roma non riesce a espugnare l’Olimpico, dove non vince dallo scorso 11 aprile. Sei partite, da quella sera: due sconfitte e quattro pareggi. Bruttissimo quello arrivato ieri contro una Samp in dieci e sotto di una rete.Una Roma incapace di chiudere il conto, per l’ennesima volta. Una Roma che ha pagato a carissimo prezzo un errore enorme di Stekelenburg ma che, in superiorità numerica praticamente per tutto il secondo tempo, non ha mai messo seriamente paura a Romero, portiere argentino dei doriani.E la classifica, adesso, comincia a farsi bruttina, viste le ambizioni iniziali e le occasioni sprecate.

Nonostante questo, però, Zdenek Zeman elogia la sua squadra. «Io ci metterei la firma a giocare tutte le altre partite di campionato come abbiamo fatto stavolta», dice. Un paradosso? Non per lui. Ecco la spiegazione. «Abbiamo tirato in porta almeno una ventina di volte e la Sampdoria, nel secondo tempo, ha passato la metà campo soltanto in due circostanze. Io alla mia squadra non mi sento di rimproverare niente. Ha prodotto gioco, ha creato opportunità. Di più non si può volere». Una provocazione, forse. Zeman va avanti spedito per la propria strada.«L’unica cosa che non mi è piaciuta è come abbiamo attaccato nel secondo tempo: dovevamo sfruttare maggiormente l’uomo in più, dovevamo fare uscire i difensori della Sampdoria dalla propria area invece abbiamo cominciato a giocare palloni lunghi e inutili. Segno, comunque, che la squadra aveva voglia di vincere. Abbiamo attaccato, ma male. Siamo andati all’arrembaggio con i palloni lunghi. Quello non è il mio gioco… E il mio calcio si può giocare anche alla prima giornata».
Ufficialmente, il boemo non boccia nessuno. Neppure il maldestro Stekelenburg. «Ha commesso un solo errore, può capitare. Io spero che in futuro ci aiuti. Goicoechea dentro? E perché? Stekelenburg, vedrete, quando sarà impegnato ci darà una mano. E su quell’azione c’era un netto fallo su Marquinho che non è stato fischiato».
Resta il fatto, al di là delle parole del tecnico, che la Roma non riesce a chiudere una partita con la stessa intensità di gioco e di corsa per tutti i novanta minuti. Primo tempo sparato, ripresa con la lingua di fuori. «Ripeto, la squadra non è andata male. Leggete con attenzione le statistiche e sarete d’accordo con me. Primo tempo buono, poi troppi palloni lunghi. Ma non è vero che le nostre occasioni sono state soltanto frutto di giocate individuali». Destro ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. «Ha avuto quattro occasioni, se avesse fatto quattro gol sarebbe stato un fenomeno… A me non è dispiaciuto per come ha lavorato per la squadra».
E sabato a Torino contro la Juve. «Non sono un indovino per prevedere cosa accadrà. Mi auguro che possiamo crearle problemi, ma non so se martedì è stata la Fiorentina a fermare la Juve o viceversa… A Torino ce l’hanno con me? Allora dovrebbero avercela anche con tutti i pubblici ministeri». Finalino su Ferrara. «Non ci siamo incrociati, non ho potuto stringergli la mano. Ma essendo io più grande di lui, non toccava a me cercare di incontrarsi…», la sua bacchettata. Replica immediata di Ferrara: «Doveva venire lui da me: io ero l’ospite. E l’avrei senz’altro salutato».
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