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IL ROMANISTA Romagnoli e Nico Lopez, prima con i grandi

Nico Lopez

(V. Meta) – Tre settimane fa a Buonconvento andava a consolare i compagni dopo l’eliminazione degli Allievi Nazionali alle finali scudetto. Ieri Alessio Romagnoli si è infilato per la prima volta una maglia della Roma con il suo nome sulla schiena sopra al numero 46, realizzando il primo dei sogni che insegue da quattordici anni (praticamente una vita, visto che lui ne ha compiuti diciassette a gennaio), vale a dire da quando gioca a calcio. A Riscone è il più piccolo di tutti, ma per accorgersene bisogna guardarlo in faccia perché la personalità con cui sta in campo è già da grande, con tutto che gli attaccanti della solita Rappresentativa locale gli hanno creato molti meno problemi dei ’95 dell’Inter. Nell’amichevole che ha chiuso la prima settimana di lavoro in Alto Adige, Zeman lo ha lasciato in campo per un tempo schierandolo al centro della difesa accanto a Nicolas Burdisso: Alessio non poteva chiedere di meglio per il debutto con i grandi, visto che proprio l’argentino era stato il suo maestro d’eccezione durante le due settimane precedenti le finali Primavera in cui, per completare il recupero dall’infortunio al ginocchio, Burdisso si è allenato con la squadra di Alberto De Rossi. Gliel’avessero detto allora, che di lì a un mese lo avrebbe ritrovato nel ritiro della prima squadra, Romagnoli non ci avrebbe creduto. D’altra parte, ancora un paio di giorni prima del raduno la sua presenza nel gruppo in partenza per Riscone era tutt’altro che certa.

Si parlava dei ’93 Barba e Orchi (che giusto due giorni fa è passato in prestito al Catanzaro, Prima Divisione), invece Zeman ha scelto il più giovane di tutti, quello che con Luis Enrique si era appena affacciato a qualche allenamento, ma per cui Sabatini stravede fin da quando l’ha visto esordire in Primavera nel derby d’andata appena sedicenne. Contro gli altoatesini si è potuto limitare a un solo vero intervento, un tackle talmente rapido e pulito che quando si è rialzato ha pure avviato l’azione successiva. Abbastanza per presentarsi, non ancora per stupire. A Nico Lopez, invece, per far capire ai tifosi che lo conoscono solo di nome – per chi non segue la Primavera, l’ex Nazional Montevideo è lo scricciolo arrivato a Natale e mai preso in considerazione da Luis Enrique – è bastato toccare un paio di palloni e poi mandare in porta Pjanic. Diciannove anni compiuti da poco, undici gol in otto presenze in campionato con la Primavera e tanta voglia di cancellare presto la delusione per quella finale soltanto sfiorata. Tecnica, velocità, un sinistro che non ha bisogno di lezioni e un senso del gol talmente spiccato che le prime reti in giallorosso le ha segnate tutte di testa, lui che certo non è un gigante. «Sono molto contento di tutti i ragazzi che hanno giocato, ma per le valutazioni è ancora presto» ha detto Zdenek Zeman dopo la partita. Intanto c’è da scommettere che la prossima volta Romagnoli e Lopez se li ricorderà più di qualcuno.

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