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IL MESSAGGERO. Roma, la mano di Luis

Luis Enrique

(U. Trani) -Tre settimane da raccontare. Sono le prime del nuovo anno. Di questo gennaio 2012 che la Roma, sesta in solitudine e con una gara in meno, sta vivendo da grande e alla grande. Luis Enrique ora può essere fiero. Il suo lavoro, messo a punto nei particolari, appare chiaro in partita. Fa divertire il pubblico e i calciatori. Lucho guarda con orgoglio il gruppo che dà garanzie a trecento sessanta gradi.Non conta chi va in campo, ma come ci va: gli interpreti possono pure essere ogni volta diversi. Nessuno ormai se ne accorge. Senza i leader dei tre reparti, Burdisso in difesa, De Rossi a centrocampo e Osvaldo in attacco, ecco la manita al Cesena. (…) La svolta, insomma, dopo le feste per il Natale e dopo gli undici giorni di vacanza concessi da Lucho al gruppo sui quali troppi, dentro e fuori Trigoria, avevano avanzato critiche e perplessità. E soprattutto dopo il grave infortunio muscolare che mercoledì 4 gennaio ha bloccato Osvaldo, il miglior realizzatore stagionale e il meno sostituibile per caratteristiche. Da quel pomeriggio, con Sabatini disperato per lo stop dell’italoargentino e pronto a cercare un’altra punta visto che Borriello era ormai finito alla Juve, la Roma è diventata squadra. (…). Prima della posizione in classifica, prima di una vittoria di tappa, magari anche prestigiosa. Ma se casuale, frutto di un’invenzione di un singolo, solo fine a se stessa e deleteria per il futuro. Senza Osvaldo, 7 gol in campionato (fino a quel momento aveva segnato più di tutti gli altri attaccanti messi insieme: Bojan 3 reti, Borini 1 e Lamela 1), il coro giallorosso è riuscito a esaltare i suoi solisti. Più di prima, meglio di prima: 9 gol degli 11 realizzati in tre partite più l’ora abbondante di Catania (prima della sospensione per il diluvio), sono state realizzate da giocatori offensivi. Da chi gioca nel tridente: Totti 4 reti, Lamela e Borini 2, Pjanic 1, ques’ultimo quando è stato spostato nel ruolo del capitano a metà ripresa della gara con il Cesena. A segno anche De Rossi e Juan, in entrambi casi bravi a sfruttare le palle inattive. Gol venuti da corner, a Catania e sabato. (…) Le punte, se togliamo i due rigori di Totti contro il Chievo, segnano quindi su azione. Vuol dire che sfruttano nel modo giusto, avendoli metabolizzati, gli schemi offensivi di Lucho. Da non sottovalutare un altro dato che, però, coincide con la striscia di 6 partite utili (5 successi di fila), compresa la gara secca degli ottavi di Coppa Italia contro la Fiorentina (in più c’è il momentaneo 1 a 1 di Catania. Dalla sera del 12 dicembre, match contro la Juve all’Olimpico finito 1 a 1, la Roma ha realizzato 17 reti. In campionato 14 in 5 gare e 65 minuti (al Massimino). Lo stesso numero di gol i giallorossi li avevano realizzati nei precedenti 13 incontri. Non è solo una questione di precisione. La Roma, giocando in un certo modo e ad un ritmo più elevato, arriva con facilità a concludere. Ormai le statistiche che accompagnano i giallorossi sono impressionanti. Il Cesena è formazione che quasi non fa testo, avendo incassato 13 reti nelle ultime tre trasferte, ma i meriti del gruppo di Luis Enrique vanno ben oltre le gaffe dei rivali di sabato pomeriggio. La cifra che più certifica l’atteggiamento offensivo della Roma è relativa alla supremazia territoriale: addirittura 89 per cento nel primo tempo (83 per cento la media dell’incontro). Significa un’invasione completa della metà campo avversaria. Non solo per creare chance, ma anche per far pressing sugli avversari e con almeno mezza squadra. Insomma i giallorossi, capaci di concludere 17 volte verso la porta di Antonioli, attaccano anche quando non hanno il pallone tra i piedi. (…). La Roma, quando è così ispirata, non lascia mai l’iniziativa: il possesso palla nei primi quarantacinque minuti della gara con il Cesena arriva al 77 per cento (73 la media alla fine). Padrona, dunque, senza pause.

 

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