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IL MESSAGGERO. “Sto male, la colpa è solo mia”

Luis Enrique

(M.Ferretti) –E, alla settima sconfitta in quindici partite stagionali, è arrivata anche la contestazione. Contro la squadra, certo, ma soprattutto contro Luis Enrique, l’allenatore di una Roma capace di beccare tre gol (a zero) in casa della modestissima Fiorentina e di chiudere la partita in otto. E con Francesco Totti, invocato in campo dai tifosi giallorossi, bloccato per novanta minuti in panchina. I cori partiti dal settore del Franchi occupato dai tifosi provenienti da Roma sono stati chiarissimi: basta con Luis. Luis a rischio, dunque? La posizione della società è nota: il tecnico asturiano (per ora) non si tocca. Insomma, la Roma avrà un nuovo allenatore soltanto se sarà lo stesso Luis a dimettersi, a mollare. Ieri pomeriggio, una manciata di minuti dopo la fine della partita, lo spagnolo, in diretta a Mediaset Premium, se ne è uscito con una frase che lascia aperta ogni interpretazione. «Io sono un tipo passionale, adesso voglio tornare a casa e parlare con la mia famiglia. Io credo ancora nel progetto, certo, ma sono un tipo caliente e perciò adesso è meglio non parlare di queste cose». Quindi? A fine gara, Luis ha avuto un faccia a faccia con Franco Baldini e negli spogliatoi ha parlato anche con Tom DiBenedetto. «Se ho l’impressione che la squadra non mi segue al 100%? Meglio chiederlo ai calciatori, magari a microfoni spenti… Non lo vedo, ma se lo dovessi vedere… Non sono qui per soldi, sono qui per la fiducia che la società ha dimostrato nel mio lavoro. Se i giocatori non mi seguissero più, non avrebbe senso continuare», parole di Luis. E, non a caso, domani alla ripresa degli allenamenti – con tutta probabilità – il tecnico chiederà la fiducia alla squadra.

Ancora lo spagnolo, tra tv e sala-stampa dove è arrivato scortato addirittura da Tom DiBenedetto. «Come mi sento? Mi sento male, come qualsiasi calciatore della Roma o qualsiasi allenatore che si trova in una situazione come questa. Il primo gol è arrivato su un rigore che ha condizionato tutta la partita; abbiamo mantenuto il 4-3-2 per provare a vincere lo stesso la partita, poi è stato difficile. L’atteggiamento c’è, i giocatori hanno fatto tutto il possibile, non ho nulla da rimproverargli. Noi allenatori passiamo anche per momenti come questi: si iniziano ad avere dubbi, ma un tecnico deve essere sempre pronto ad andare avanti anche in una situazione che non è facile».

Gli chiedono: sente ancora la fiducia della società? «Sì. La squadra ha provato a fare il suo calcio, ma davanti c’è sempre un avversario. Il risultato è un disastro per noi, ma i miei hanno avuto l’atteggiamento che dovevano avere. I tanti gol presi sui calci piazzati? Io penso che in questa occasione sia stato più merito di Gamberini che demerito di Heinze. Dopo una sconfitta è più facile attaccare i giocatori, ma io non ho nulla da rimproverargli. Se la squadra non va e perde, io sono il primo responsabile». E la contestazione dei tifosi? «Non credo sia il momento di parlarne, lavoriamo per loro. Quando non succede, i tifosi mostrano il loro scontento, li capisco e li rispetto. Io sono il primo responsabile, ripeto, e mi dispiace molto per quelli che sono venuti qui e per quelli che hanno visto la gara in tv».

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