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CORRIERE DELLA SERA. Luis Enrique-Conte, sfida-verità tra i gemelli diversi del campionato

 

A vedere la classifica delle squadre e l’umore delle piazze, non c’è gara. La Juventus è un treno in corsa, unica squadra imbattuta in campionato. La Roma viene da due sconfitte e, con i risultati di ieri, è scivolata nella parte destra della classifica. Per dirla alla Sky, visto che Roma-Juve sarà la prima gara trasmessa con la nuova tecnologia, i bianconeri sono in 3d e i giallorossi ancora in due dimensioni.
Un’analisi molto in voga dice che Antonio Conte, in 13 giornate di campionato, è riuscito a dare un volto alla sua squadra, conquistare il cuore della tifoseria e ottenere risultati; al contrario, Luis Enrique è in piena confusione, ha perso il polso della squadra e ha accumulato quasi il 50% di sconfitte (6 su 13 in campionato, 7 su 15 se consideriamo anche l’Europa League).
All’asturiano viene rinfacciato tutto: non si è inserito nella mentalità italiana, rimanendone un corpo estraneo. Quindici formazioni diverse in 15 gare — e domani la sedicesima — sono l’esempio più lampante. E poi la poca considerazione di Totti (Conte ha «fatto fuori» Del Piero in maniera molto più chirurgica, ma nessuno si lamenta), l’eccesso di rigore nel punire Osvaldo dopo la rissa con Lamela, la mancanza di attenzione alla fase difensiva, la fiducia illimitata ma sterile nel possesso palla.
Allargando il discorso alle differenze tra Spagna e Italia viene da dire che il modello Mourinho da noi continua a funzionare — Conte ne ha mutuato caratteristiche comportamentali e tattiche — mentre nella Liga scolorisce davanti alla filosofia di calcio di Guardiola. Purtroppo per Luis Enrique, il trapianto blaugrana a Roma ha causato una crisi di rigetto.

Troppo presto per dare un giudizio definitivo? Sicuramente sì, ma ieri Luis Enrique si è trovato di fronte alla pressione mediatica e, per la prima volta, ha reagito male quando i cronisti hanno cavalcato due cavalli di battaglia: le dimissioni in caso di ennesima sconfitta e il caso-Borriello: «Che il mio staff e io lavoriamo bene è sicuro, ma nel calcio, lo sanno tutti, sono i risultati che contano. Quindi, mai dire mai. Le regole del calcio sono queste: quando le cose non vanno bene, si cerca sempre il colpevole. Borriello? Sono stanco di sentirmi chiedere se gioca quello o quell’altro. È sempre una decisione tecnica, perché penso prima di tutto alla squadra. Ed è la stessa cosa che chiedo ai miei giocatori: prima viene l’interesse del gruppo, poi quello del singolo. La partita la vincerà chi farà la fase difensiva migliore, chi saprà gestire il non possesso palla. Nel calcio moderno, se non lo fai, sei morto. E la Juve lo sa fare».

Conte è molto generoso dall’alto della sua classifica: «Nella Roma vedo la mano dell’allenatore, mi piace molto come gioca. Siamo, insieme al Milan, le squadre che hanno il maggior possesso palla del campionato. Ognuno ha la propria filosofia, ma la voglia di giocare a calcio ci accomuna. Spesso si pensa che il calcio sia matematica e si considerano soltanto i risultati, ma per me Luis sta facendo un ottimo lavoro».
Stasera la Juve ha un solo problema di formazione: sostituire Vucinic, il grande ex, infortunato. Lo farà Estigarribia. La Roma non avrà Juan, Gago e Bojan squalificati; Burdisso, Kjaer, Pizarro, Borini infortunati, Cassetti in dubbio fino all’ultimo e Lamela alle prese con un disturbo gastrointestinale. In difesa dovrebbe giocare De Rossi, a centrocampo Federico Viviani, classe 1992, capitano della Primavera. Non esattamente la «rosa» a disposizione di Pep Guardiola.

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