Non era questo la rubrica d’esordio che avevo in mente per l’inizio di questa mia collaborazione con Gazzetta Giallorossa; non è certo questo il taglio che avrà la mia strampalata “Ora d’aria”, che a metà settimana vi piomberà tra capo e collo con i paradossi e i siparietti tragicomici che sempre di più offre il nostro calcio.
Oggi però non me la sarei sentita di cominciare a scherzare magari sulla partita della Nazionale contro Malta, anche se c’era da precisare che ieri sera, tutti quelli che stavano seguendo l’Italia per vedere qualcuno correre sul serio hanno dovuto sintonizzarsi su Retequattro, dove davano “Forrest Gump”, praticamente la storia di un cretino di talento, dunque uno pronto eventualmente per incarichi dirigenziali in seno alla nostra federazione.
Avrei poi ringraziato Luca Vialli per averci ricordato l’utilizzo del fondamentale para-culo, strumento indispensabile al di là del calcio, per il cittadino italiano medio in questo passaggio storico. Ma questa era soltanto una “pillola”, quindi anche il buon Luca potrebbe apprezzare, se di buona memoria.
Avrei anche potuto continuare a spaziare, magari ricordando che l’Under 21 quel che semina di buono poi a un certo punto se lo Mangia, anche se la partita con L’Irlanda contava poco e poi in effetti non tutto era da buttare: io per esempio ho apprezzato particolarmente i momenti di black-out allo stadio di Casarano, durante i quali il gioiellino milanista sembra abbia avuto il tempo di passare all’anagrafe per cambiarsi il nome da El Shaarawy in El Scialavi, visto tutto quello che ha sprecato sotto porta.
Del resto avrei potuto anche sottolineare il fatto che se è vero che “Dai diamanti non nasce niente…” è un verso che scrisse De Andrè, è altrettanto vero che adesso comincia a cantarlo Prandelli, sempre più spesso, accompagnato da Pioli alla chitarra.
Avrei, infine, avuto modo di sottolineare la vicenda di Simone Farina, il quale non appena ha preso atto delle dichiarazioni di solidarietà delle alte sfere federali, ha capito quanto il calcio possa ancora fare per lui e quanto abbia compreso la sua coraggiosa denuncia: se n’è andato in Inghilterra, infatti.
Il problema poi non era tanto Farina, quanto che le rivelazioni erano proprio del suo sacco. Il problema è che in Italia se sei informato dei fatti e soprattutto se li dici allora al massimo rimedi una contrattura, mai più un contratto. Se invece sei NON informato dei fatti, come Antonio Conte, allora continuano ad interrogarti, magari per ore e magari in segreto, forse perché sei così candido che sono gli altri a dover informare te? La verità, sa bene il tecnico juventino, va sempre poi ripresa per i capelli. Se poi ti interrogano in una caserma di Monopoli, allora ti conviene sperare che gli alibi non si trasformino in un Vicolo corto.
Avrei potuto fare tutte queste battute; in effetti alla fine le ho fatte, tradendo il condizionale di partenza. Non avrei voluto, per il velo di tristezza che tutti ci avvolge, dopo l’uscita che Francesca Bonfanti ha scelto per se stessa dalla scena della vita; in un certo senso alla fine ho dovuto, perché ridere di tutto è sempre stata la sua medicina, quasi fino alla fine. Se c’era una cosa che la faceva star bene, era prendere la realtà e tirarne fuori l’aspetto più ridicolo, esorcizzando tutto, anche quella morte che non ha avuto paura di sbeffeggiare.
Allora questa mia prima rubrica su Gazzetta Giallorossa è per te, Francesca, che nei nostri ricordi sei come nelle foto che ancora vediamo: sorridi, sempre.
A cura di Paolo Marcacci