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IL ROMANISTA De Rossi: “Obiettivo ottavo titolo”

Alberto De Rossi

(V. Meta) – Il conto alla rovescia per le finali scudetto è iniziato, la preparazione pure (sabato scorso la prima amichevole contro il Latina, domani la seconda a Ostia) e in attesa di conoscere l’avversaria dei quarti, la Primavera si divide fra campo e premiazioni. Ieri è toccato ad Alberto De Rossi ritirare il premio Ussi Roma 2012, seduto in prima fila nel salone del Circolo Canottieri Aniene, poche poltrone più in là di Bojan Krkic e dell’ex collega di settore giovanile Andrea Stramaccioni. L’occasione è stata buona per qualche considerazione in ottica finali, lontane ancora venti giorni ma già vicinissime nei pensieri di squadra e staff: «Sappiamo che quest’anno andremo a incontrare la crema del calcio giovanile – ha detto il tecnico -, perché si sono qualificate tutte le big, cosa che non sempre era successa negli ultimi anni. Non che questo significhi che l’anno scorso le finali erano più facili, perché alla fine passa sempre chi se lo merita, ma questa volta sarà particolarmente difficile. Noi da parte nostra abbiamo un piccolo obiettivo come Roma: a livello di titoli nazionali siamo sette a otto con il Torino, se vinciamo li agganciamo. Ecco, riportare in vetta la Roma sarebbe per noi un motivo di grande soddisfazione». L’addio di Luis Enrique lo priva di un attento osservatore del suo lavoro, ma quando gli chiedono se abbia mai pensato all’ipotesi di prenderne il posto sulla panchina della prima squadra De Rossi non ha dubbi: «Assolutamente no, anche se poi a livello di programmi non c’è una grande differenza fra giovanili e prima squadra, per quanto riguarda l’inserimento dei giovani la Roma è sempre stata una società all’avanguardia e chiunque venga sa che i programmi societari sono quelli ed è pronto ad abbracciarli». D’altra parte, all’indomani dello scudetto conquistato lo scorso giugno le offerte per andare ad allenare dalla B in giù non gli erano mancate, ma il tecnico è sempre rimasto fedele alla sua vocazione di lavorare con i giovani «Non è una questione di stress, direi che non ci penso perché sono ormai proiettato verso questo settore e nel tempo ho capito che voglio restare qui. È molto diverso dal calcio degli adulti, ogni anno ci cambiano fra il sessanta e il settanta per cento dei giocatori e dobbiamo ripartire da zero. I nostri obiettivi sono a medio-lungo termine, non c’è la mentalità del calcio adulto per cui devi vincere per forza e subito». A frenarlo non è neanche il pensiero di una piazza complicata come Roma: «No, questo discorso non c’entra. Diciamo che noi abbiamo questa attitudine che è lontana anni luce dal calcio dei grandi, con obiettivi diversi che si raggiungono nel tempo, anche se poi a volte può succedere di centrarli prima come ci è capitato lo scorso anno, quando eravamo partiti malissimo e poi siamo riusciti a far venire fuori Florenzi e Antei che oggi si stanno facendo le ossa in Serie B. Nelle squadre dei grandi è tutto diverso, conta vincere le partite e fare punti, tutte cose del tutto in disaccordo con il nostro modo di fare calcio»

 

 

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