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GAZZETTA DELLO SPORT Sos Roma Osvaldo e Lamela per l’Europa Ora non tradite

Luis Enrique ed Osvaldo

(A. Catapano) Nel campionato più assurdo e violento degli ultimi 150 anni, Osvaldo e Lamela si sono distinti per meriti eccezionali: pugni, proteste, espulsioni, sputi. E, ovviamente, squalifiche: sette giornate in due, che diventano otto con la sospensione di Osvaldo (a Firenze) imposta dalla società dopo il gancio a Lamela, e lievitano a dieci se si considerano le due in Coppa Italia inflitte al giovane Erik (peraltro ancora da scontare). Niente male, vero?

Dubbi Messi in fila, i misfatti dei nostri eroi fanno una certa impressione. Ne hanno combinate di tutti i colori. Avessero giocato (e segnato) sempre con la stessa intensità, probabilmente la Roma a quest’ora sarebbe entrata in Champions in carrozza. E invece le cose buone che hanno mostrato, l’uno a intermittenza (Osvaldo), l’altro col contagocce (Lamela), sono passate inevitabilmente in secondo piano. E, aspetto più grave, non hanno aiutato granché la squadra. Perciò, a questo punto è obbligatorio chiedersi: per cosa passerà alla storia il campionato dei due argentini? Ne è valsa la pena spendere tutti quei soldi per assicurarseli? Tra una cosa e l’altra (cartellini, procure, tasse), circa 18 milioni per Osvaldo e altrettanti per Lamela. In cambio, sono arrivati 14 reti (11+3), 11 assist vincenti (5+6), e medie voto entrambe sotto la sufficienza: 5,86 Osvaldo, 5,96 Lamela. Questo dicono le statistiche, che però ovviamente non dicono tutto. E allora…

Sfiga e tracotanza Comunque Osvaldo i suoi 11 gol li ha segnati. Pochi, in astratto. Sufficienti, se si considera che l’infortunio muscolare che lo ha tenuto fuori un paio di mesi lo ha colto nel suo momento migliore, quando aveva preso a segnare con continuità. Senza le intemperanze, sarebbe stata una stagione tutto sommato positiva. Con il pugno a Lamela e le due espulsioni (una per gioco scorretto, l’altra per proteste), diventa un’annata con più ombre che luci. Insomma, Osvaldo non ci ha fatto una gran figura: per dire, dare del «morto di fame» ad un arbitro (il signor Brighi) è una cosa da piccolo uomo e grande spaccone. Che ne penserà Prandelli che deve decidere se portarlo all’Europeo?

Esploderà? Della stagione di Lamela c’è poco da salvare. A parte lo sputo a Lichtsteiner (si è scusato, ha pagato, e nemmeno lo svizzero è uno stinco di santo), si ricordano tre gol, e vabbè, come dice Sabatini «non lo abbiamo acquistato perché diventasse il nostro bomber». Ma le magie? I numeri? La fama di talento puro con cui è sbarcato dall’Argentina? Giocate degne di nota, si fa fatica ad arrivare a dieci. Dalla sua, la grande attenuante dell’età, e il talento, che prima o poi esploderà.

Non è mai troppo tardi Meglio guardare avanti, e nemmeno troppo avanti. Siccome questo è stato pure il campionato del ciapanò, la Roma ha ancora la possibilità, e non così remota, di agguantare il sesto posto (o quinto, addirittura) e volare (si fa per dire) in Europa League. Perciò i nostri eroi, che hanno scontato la squalifica e fremono un tantinello, hanno due occasioni d’oro per farsi perdonare: sono mancati nel momento topico della stagione, ma potrebbero rendere il finale più dolce. Ammesso che Luis Enrique si affidi a loro. Per Osvaldo c’è una complicazione in più: colto da improvvisa colica renale, ieri era piegato in due dal dolore e non si è potuto allenare. Mangiato pesante? Oggi comunque promette di rimettersi in piedi.

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