«Dimettermi? No, ma ci sono problemi giganteschi», ha detto ieri l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, dopo giorni in cui si rincorrevano i rumors su un suo possibile passo indietro dalla giunta di Virginia Raggi. Una decisione, quella di restare, che appare ispirata da una missione ben precisa: quella di farsi garante, per conto di coloro che su quella poltrona lo hanno voluto, della realizzazione del nuovo stadio, in perfetta continuità con il suo predecessore, Giovanni Caudo.
Una cosa è certa: ieri è scaduto il termine, fissato dalla Regione, entro il quale il Comune avrebbe potuto opporsi al progetto, dichiarando decaduta la «pubblica utilità» che lo stesso M5S in Aula, nel dicembre del 2014, aveva contestato dai banchi dell’opposizione. Il silenzio-assenso del Campidoglio ora obbligherà la Regione a proseguire l’iter, nonostante le tante carenze già individuate dai tecnici comunali.
Sono stati i Dipartimenti capitolini, nei report spediti alla Pisana, a sottolineare le lacune presenti negli elaborati consegnati da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. Dalla viabilità, al verde, ai trasporti, agli impianti di canalizzazione dell’acqua. Senza contare tutte le falle messe in evidenza dall’Istituto nazionale di Urbanistica, che ha puntato il dito contro la «sproporzione» delle cubature: solo il 14% verrebbe destinato allo stadio, tutto il resto andrebbe a negozi, alberghi, ristoranti e uffici. Tutte criticità che andranno affrontate durante la conferenza dei servizi. Uno scoglio che, se superato, rischia di chiamare il M5S a una presa di posizione netta e non più rinviabile. Perché per dare il via libera al progetto Tor di Valle, bisognerà votare in Assemblea capitolina una variante al piano regolatore.