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IL TEMPO Stadio, la Roma pronta a far causa alla Raggi. Baldissoni: “Se cambiano le carte in tavola pagheranno i danni”

Baldissoni e Zanzi
Baldissoni e Zanzi

(F. Magliaro) – “Noi siamo certi che, una volta conosciuto appieno il valore del progetto Stadio, chiunque sia il nuovo Sindaco non potrà che farlo proprio”. Parola di Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma che, ieri mattina, ha incontrato alcuni giornalisti per spiegare il progetto del nuovo Stadio a Tor di Valle. Un clima sereno, quasi da riunione fra vecchi amici. Poi la stoccata, detta in modo pacato ma tutt’altro che da prendere sotto gamba: “Come proponenti ci siamo adeguati a tutto ciò che l’Amministrazione comunale ci ha chiesto in termini di opere pubbliche, investimenti e cubature. Qualora venissero cambiate le carte in tavola, a questo punto dell’iter che è solo amministrativo e non più politico, siamo pronti a far causa e a chiedere un cospicuo risarcimento: si tratta di un lavoro che è partito quando Alemanno era ancora Sindaco, poi proseguito con Marino e per il quale, ad oggi, abbiamo già speso circa 60 milioni di euro. Sono certo – ha subito aggiunto Baldissoni in un tono rassicurante contraddetto, però, dal brillìo negli occhi – che non ci saranno questi rischi e che prevarrà il buon senso e l’interesse della città ad essere dotata di opere attese da molto tempo”. Un risarcimento che fra soldi già spesi, danno d’immagine, mancati guadagni, anni di lavoro persi potrebbe avere molti, moltissimi zeri. Talmente tanti da potersi sintetizzare nel concetto di “bancarotta” del Comune di Roma.

Del resto, il tema Stadio è (ri)entrato di prepotenza nella campagna elettorale e, dalla Roma, non hanno gradito – ed è un eufemismo – non tanto la contrarietà in sé al progetto espressa dalla candidata Sindaco dei 5Stelle, Virginia Raggi, quanto i presupposti di questa contrarietà basati “su una non conoscenza del progetto” e delle norme che sono alla base di tutto l’iter. Dall’altro lato, invece, Roberto Giachetti ha più volte espresso il suo favore all’opera, e, ieri, sul suo profilo facebook, lo ha ribadito parlando di “calcio sicuro e opere pubbliche realizzate con soldi privati”. L’incontro di ieri, durato circa tre ore, doveva servire alla Roma per presentare ai giornalisti il progetto ripercorrendone le varie fasi a partire dalla procedura di selezione delle aree (maggio 2012) con cui venne scelta, alla fine, quella di Tor di Valle fra le oltre 100 esaminate, ed illustrandone i diversi aspetti, soprattutto per la mole di investimenti, in special modo sulle opere pubbliche e su quelle ambientali.

Tecnicamente, l’approvazione del progetto Stadio è un procedimento urbanistico “complesso” che prevede due passaggi prima di essere giuridicamente concluso. Conclusione che avviene con il “via libera” della Conferenza di servizi decisoria in Regione. Fino a che l’iter approvativo è ancora aperto, il Campidoglio ha sempre la possibilità di modificare, o addirittura ritirare il “pubblico interesse” concesso il 22 dicembre 2014 con la votazione, a maggioranza, della delibera in Consiglio comunale. Ma, per farlo, poiché per Statuto l’urbanistica è materia di Consiglio Comunale, non basterebbe una delibera di Giunta ma occorrerebbe tornare in Aula Giulio Cesare e approvare un atto avente pari forza giuridica, vale a dire una nuova delibera di Consiglio comunale. In secondo luogo, l’impalcatura tecnico-giuridica per modificare o cassare il pubblico interesse deve essere assolutamente inattaccabile. E, anche in questo caso, però, il rischio di esporre il Campidoglio a una causa miliardaria di risarcimento danni sarebbe quasi certo.

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