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IL MESSAGGERO Da Totti a Sabatini, i casi di mister Jim

Totti e Pallotta
Totti e Pallotta

(A. Angeloni) Jim Pallotta ci mette le mani. In questi giorni farà quello che di solito fa un presidente: agire, decidere. Stare lontano non aiuta, per questo si tende a demandare, ad affidarsi a chi non vuole, non è in grado o non ha la possibilità di decidere a fondo. Ci sono casi che vanno risolti e che solo il presidente, dato in arrivo oggi a Roma, ha i numeri per farlo. Questi giorni romani di Jim non dovranno passare inosservati. Fino ad ora si è parlato tanto ma si è fatto poco e quel che è stato fatto è arrivato tardivamente. L’importante è che, quando ripartirà (dopo la partita di Madrid, a quanto riferiscono da Trigoria), avrà portato con sé le soluzioni delle questioni in sospeso. L’ultima visita a Roma del presidente Pallotta è datata 5/12 dicembre, cioè una settimana: c’era ancora Garcia e la squadra viveva un momento di agitazione, oggi invece con Spalletti si respira un’altra atmosfera, anche grazie alla decisione (sua) di aver rimosso Rudi e scelto Lucio, accolto a Miami prima della firma. Situazione più rosea, ma con qualche spina da togliere, quelle non mancano mai: dal caso Totti al futuro di Sabatini e Bruno Conti, passando per lo stadio. Buon lavoro, mister Jim.

«SMETTI QUANDO VUOI» La questione più delicata è quella che riguarda Totti. Ricapitoliamo: a Francesco è stato detto a più riprese – dal presidente in primis – che avrebbe deciso lui quando appendere gli scarpini al chiodo. Ecco, ci siamo: il capitano ricorderà al suo presidente proprio quelle parole. Come a dire: decido io? Bene, voglio sentirmi calciatore per un altro anno. E ancora: nessuno pretende di giocare, nessuno chiede un posto da titolare, né la centralità del progetto Roma per il futuro. Un anno e basta, poi si vedrà. Sarà Jim, a questo punto, a dover prendere una decisione e secondo il capitano non potrà rimangiarsi la parola. Decisione che dovrà andare oltre il “consiglio” societario, cioè quello di godersi la poltrona da dirigente e tra le ipotesi più fantasiose ci sta pure la vicepresidenza. Sarà Jim a prendersi la responsabilità di fargli o non fargli il contratto. Se si deciderà di non accontentarlo, cadrà immediatamente – se Totti andrà a giocare altrove – anche l’accordo da dirigente? Non si sa. Va chiarito, perché quello non è un contratto ma una scrittura privata tra le parti. Un nodo nel nodo. Spalletti ha ribadito di stare con Checco, Baldissoni ha precisato che il caso Totti non esiste. Se uno più uno fa due, diventa tutto risolvibile in un attimo. Anche meno.

DS E DIMISSIONI Poi c’è la questione Sabatini, con cui Pallotta – per sua stessa ammissione – spesso ha discusso, come ad esempio sul cambio dell’allenatore. Jim, dal punto di vista delle entrate economiche (plusvalenze) non ha nulla da rimproverare al suo ds. Dovrà ascoltare che intenzioni ha, se lascia o raddoppia. Sul tavolo, un raddoppio è già sul tavolo: via Bruno Conti e dentro uomini più vicini a lui, vedi Angelo Tarantino, Francesco Vallone, oppure pieni poteri al duo Frederic- Federico, ovvero Massara e Balzaretti. Quindi: se Sabatini resta, è facile (molto) che Bruno non accetti incarichi secondari, più di quelli che ha già accettato in passato. Se va via il ds, non è automatico che Conti riprenda in mano il settore giovanile (gli è stato proposta la responsabilità degli osservatori o la supervisione delle Academy). Di sicuro Pallotta, che oggi comincerà il suo giro di consultazione incontrando allo studio Tonucci tutti i dirigenti che lo seguiranno dagli Usa e quelli italiani, da Baldissoni a Zanzi (c’è anche il Cda per approvazione della semestrale), proverà a convincere Sabatini a restare in giallorosso.

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