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LA REPUBBLICA Il giorno di Tavecchio divide il calcio italiano: “Sarò il presidente di tutti”

C. Tavecchio
C. Tavecchio

(F. Bianchi) – Ha vinto l’usato sicuro: Carlo Tavecchio, 71 anni, è il nuovo leader della Federcalcio. «Sarò il presidente di tutti» ha detto in lacrime, scusandosi, per l’ennesima volta, di quella terribile gaffe su “Opti Pobà che prima mangiava le banane…”. Resterà in carica poco più di due anni. È stato eletto in terza votazione con il 63,63% per cento delle preferenze (bastava il 50% più uno): con lui anche 13 club di serie A. Albertini si è fermato al 33,95%; 2,42% le schede bianche. Niente commissario, quindi.

Tavecchio è l’uomo delle quattro Leghe, dei poteri forti. L’ex calciatore il simbolo del sindacato giocatori, degli arbitri, dell’associazione allenatori e anche di un gruppetto di club di A (Juventus, Roma e Torino) che si auguravano una svolta. Niente da fare. Se ne riparla, semmai, più avanti. In prima votazione (necessario il 75% per essere eletti) Tavecchio aveva preso il 60,20%. Seconda votazione: serve il 66,6% e Tavecchio si ferma al 63,18%. Partita chiusa, infine, al terzo round. La serie A come al solito si è divisa ma non spaccata: secondo Galliani solo quattro club, almeno in terza votazione, hanno votato contro Tavecchio. «Ma avrà le sue gatte da pelare». È vero, e non saranno poche. Tavecchio lo sa, anche se in consiglio ha la maggioranza netta, 15 a 6.

Ma il mondo del calcio era e resta litigioso, e l’ha confermato pure nell’assemblea elettiva di Fiumicino. Malagò dalla Corsica si aspetta però novità e l’ha detto chiaro: «Complimenti a Tavecchio per l’elezione e benvenuto nella grande famiglia del Consiglio Nazionale del Coni. Complimenti anche ad Albertini che ha combattuto lealmente fino all’ultimo. Adesso però si deve guardare avanti. Tavecchio è stato bravo a farsi eleggere ma ora dovrà essere ancora più bravo per portare dalla sua parte anche chi non l’ha votato. Come sostengo da sempre, il calcio ha bisogno di riforme importanti che si possono realizzare solo con la piena condivisione di tutte le componenti. Sono convinto che Tavecchio porterà presto novità anche all’interno della governance. Avevo detto che ci sarebbero state sorprese e ci saranno a breve. Ma tocca a Tavecchio annunciarle e comunicarle. Da parte mia i più sinceri auguri di buon lavoro». Gianni Infantino (Uefa) ha ricordato che «le cose da fare sono tante». Giancarlo Abete ha lasciato la presidenza con forte commozione dopo sette anni, ma anche con toni avvelenati contro Malagò (per il Tnas e non solo), Lotito, Agnelli (“perché non si è candidato lui?») e anche la Procura della Repubblica di Cremona («che non ha ancora chiuso l’inchiesta»). Enrico Preziosi si è scagliato pure lui contro Agnelli, che ha risposto per le rime. De Laurentiis (Napoli) se l’è presa invece con Nicchi, capo degli arbitri. «Vergognatevi». Pronta la replica: «La nostra è stata una scelta di libertà e coraggio ». Ha ragione. Il superprocuratore Stefano Palazzi archivierà presto gli esposti (due) presentati contro Tavecchio.

Il 18 agosto primo consiglio federale della nuova era: ma entro Ferragosto va risolto il nodo del ct (mentre come team manager si fanno i nomi di Stefano Braschi, ex designatore degli arbitri di serie A, e di Andrea Butti, un italiano ben conosciuto nel calcio internazionale per le sue esperienze da dirigente all’Inter, all’Uefa e ora al Monaco). E va trovata anche una governance che non dia sospetti di debolezze o, come temeva Malagò, cambiali da pagare.

Tavecchio avrebbe intenzione quindi di proporre come vicepresidenti Andrea Abodi (vicario) e Maurizio Beretta. Oppure, per cercare di pacificare gli animi, come ha annunciato con enfasi, potrebbe addirittura offrire un posto all’opposizione (Tommasi?). Tagliati fuori Lotito e Macalli: ma il presidente di Lazio-Salernitana è un osso duro, ora punta a guidare il Club Italia (ma dovrebbe toccare a Perrotta). Michele Uva, come noto, sarà il direttore generale e il nuovo presidente Figc farà un tentativo per avere in squadra anche Giulio Napolitano. Ma non sarà affatto semplice. E si fa il nome di Fiona May come consigliere per l’integrazione.

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