Alla luce dei risultati della nona giornata di ritorno, il pareggio di Udine lascia un pizzico di amaro in bocca.
La sensazione è sempre quella del vorrei ma non posso e se questo punto dà ancora qualche speranza per un posto nell’Europa che conta, il rovescio della medaglia sa maledettamente di ennesima occasione sciupata.
A dieci partite dal termine la Roma di Andreazzoli si lecca le ferite, con la consapevolezza di poterci ancora provare.
Peccato perchè sabato le cose si erano messe per il verso giusto per poter portare a casa tre punti fondamentali: dopo un vantaggio conquistato meritatamente, i giallorossi si erano arroccati a difesa di quello striminzito uno a zero – atteggiamento di capelliana memoria – ma poi una sciocchezza di Burdisso è costata cara.
E se da una parte si recrimina su un possibile rigore per fallo su Torosidis, dall’altra ci si mangia le mani per una conclusione sbagliata clamorosamente da Osvaldo partito in posizione irregolare.
Si torna con un punto da Udine, magra consolazione, figlio di una squadra quadrata, compatta e diligente. Figlio di una Roma operaia.
Francesca Schito