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IL FATTO QUOTIDIANO Ifab, gli otto padroni del calcio che decidono come si gioca

Stadio Olimpico di Roma

(L.Pisapia) – Potrebbe sembrare una società segreta, una setta che farebbe felici i fautori delle teorie cospirazioniste. D’altronde gli storici narrano che il calcio sia nato a Londra in una riunione tenutasi al pub Freemason Tavern: dove il riferimento massonico è evidente. Questa associazione, poco conosciuta nonostante la materia di cui decide abbia risonanza mondiale, è l’Ifab (International Football Association Board): un consesso di otto persone che stabiliscono le regole del gioco del calcio. E, unici al mondo, hanno il potere di cambiarle, indirizzando così il destino di un gioco che ogni anno muove una massa incredibile di denaro. 

La genesi avviene negli uffici londinesi di Holborn Viaduct il 2 giugno 1886, quando in Gran Bretagna la FA Cup era già alla sua 14esima edizione, ma nel resto del mondo il calcio non aveva ancora preso piede. Nel consolato britannico di Genova, non si era ancora nemmeno riunito il gruppo di armatori e marinai che nel 1893 diede vita al Genoa Cricket and Football Club , la prima squadra italiana.

Per questo i membri dell’Ifab che sancirono le nove regole base del calcio sono stati i quattro rappresentanti delle Regioni britanniche (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord). DA ALLORA poco o nulla è cambiato. Questa consorteria si riunisce due volte l’anno e, molto raramente, delibera cambiamenti destinati a sconvolgere il calcio: nel 1881 il rigore, nel 1925 il fuorigioco, nel 1958 le sostituzioni, nel 1970 i cartellini, nel 1992 il divieto di retropassaggio al portiere. Solo lo scorso luglio, in una riunione straordinaria a Zurigo, dopo anni di discussioni e di verifiche, ha inserito nel regolamento i due arbitri aggiuntivi dietro la linea di porta. E ha poi concesso il benestare alla sperimentazione della tecnologia sul campo, attraverso l’introduzione di meccanismi per individuare se il pallone abbia superato la linea. 

Il calcio come lo conosciamo oggi è evoluto a velocità pachidermiche, rispetto al mondo esterno e agli altri sport, dove oramai da anni tecnologie e replay televisivi aiutano i giudici di gara. In 127 anni le regole da nove sono diventate 17. E con la medesima lentezza è mutata anche la composizione dell’assemblea. Nessun conclave, e tantomeno elezione, bensì la cooptazione, avvenuta nel 1913, della Fifa con due delegati, che nel 1958 diventano quattro.

E così l’Ifab, ancora oggi composto da sole otto persone (i quattro britannici e i quattro della Fifa) si è riunito ieri a Glasgow per la sua 127esima assemblea, dove ha celebrato il centenario dell’ingresso della Fifa nel suo consesso. Ha inoltre preso atto della buona riuscita della sperimentazione tecnologica al recente Mondiale per Club, e ha invitato a continuare. Poi ha deliberato che, nell’anno di grazia 2013, forse è arrivato il momento di formare anche delle commissioni interne: una tecnica, formata da ex arbitri ed esperti, e una calcistica, formata da ex giocatori e tesserati, che avranno però solo funzione di consultazione.

D’altronde a una società quasi segreta, che nascosta nella nebbia delle lande scozzesi, solo a cadenza più che decennale decide di apportare modifiche al gioco del pallone, effettivamente non si può chiedere di più.

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