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LA PARTITA DELLA SUD “Daje, siamo la Roma!”

Riscaldamento sotto la Sud

Ci sono stati giorni bui, in cui tutto sembrava perso. Giorni in cui la delusione era tanta, perché nonostante mille sforzi e mille battaglie, il risultato in campo non ci aveva mai premiati. Dopo i 4 gol rimediati contro il Cagliari, lo sconforto era ai massimi livelli: uscendo dallo stadio quella sera, una domanda rimbombava nella mia testa, una domanda alla quale non sapevo dare una risposta: “ma chi me lo fa fare?”. Dormirci su è stato impossibile, perché il dolore per aver visto quella maglia oltraggiata e violentata in quel modo era troppo. Troppo da sopportare, troppo da mandar giù. Poi, però, man mano la delusione e la rabbia si sono affievolite, lasciando spazio a quella passione, che c’è sempre ma ogni tanto si assopisce. La sentivo dentro di me timidamente riaffiorare, scalciare e spingere per uscir fuori. Ma non volevo che uscisse, perché non se la meritavano. Continuavo a ripetermi che l’oltraggio era stato troppo grande e la ributtavo giù. Ma lei continuava ad insistere, fin quando le parole del Capitano non l’hanno liberata una volta per tutte: “La Roma bisogno di voi”. E se la Roma chiama, la Sud risponde. Il mio volto è tornato a colorarsi di giallo e di rosso, il mio cuore a battere forte. Sì, perché se loro quella passione non se la meritavano, quella maglia sì. Tutto è tornato ad avere  un senso, ogni cosa è tornata al suo posto. Sono sentimenti e stati d’animo difficili da capire, intensi, unici: bisogna starci dentro per comprenderli a fondo. E magari chi ti guarda da fuori ti prende anche per matto, ma tu vorresti fermarti, guardarlo in faccia e dirgli “non sai cosa ti perdi”. E mentre c’era chi era indaffarato a gettar fango sulla Roma, dentro ai nostri cuori si è riaccesa la scintilla ed è tornato ad ardere quell’amore sconsiderato e disinteressato per quei colori. La carica era tanta, la voglia di vincere ancora di più. L’adrenalina era alle stelle, perché c’era in ognuno di noi la consapevolezza di esser fondamentali per vincere quella partita. E lo sapevano bene anche Totti e De Rossi, che portando la squadra sotto la Sud per il riscaldamento, hanno riscaldato i cuori di tutti noi, facendo un gesto semplice ed inaspettato, che voleva dire “vinciamola insieme”. E così è stato. Perché non appena l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio, l’urlo della Sud ha squarciato il cielo, spingendo in rete il pallone a 113 km/h. Non appena il capitano ha lasciato partire quel destro che è andato ad infilarsi sotto la traversa, un boato liberatorio si è alzato dalla curva: dentro a quel grido c’erano rabbia, odio, gioia, felicità, i sentimenti più veri, che tutti uniti danno vita a quella passione per cui combattiamo e per la quale mai abbiamo smesso di farlo. La maglia finalmente era stata onorata, l’avversario annientato. Vedere la squadra prendersi per mano e festeggiare sotto la curva ha scaldato ulteriormente i cuori, nella speranza che ciò che è accaduto l’altra sera non sia uno sporadico episodio, ma l’inizio di un nuovo corso. Perché insieme tutto è possibile. “In curva l’amore, in campo il cuore…questo è il nostro tricolore” dichiarò la Sud il 29 marzo del 1992, in occasione di un Roma-Milan terminato 1-1. Beh, da quel giorno sono passati quasi 21 anni, ma nulla è cambiato. Ripartiamo da qui allora, dalla squadra divenuta un tutt’uno con i suoi tifosi, dal boato del gol, dalla festa sotto la Sud, dalle lacrime di De Rossi. Ripartiamo, insieme. Perchè insieme si può: “Daje, siamo la Roma!”

Edwin Iacobacci

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