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Il Tempo Se il calcio “imbarazza” Spalletti c’è

Spalletti

(T. Carmellini) – Per anni il mondo del calcio si è arrovellato attorno al dilemma: moviola in campo sì, moviola in campo no. Poi con la velocità del più immobile dei brontosauri, ere geologiche dopo si è deciso ad introdurre la Var. Apriti cielo: possibile che tutto il ciarlare da bar, serate zeppe di talk show, di nani, ballerine e cotillon, possano esser spazzati via in un nanosecondo? Tranquilli, sono riusciti a fare peggio: avere la Var e non usarla. Eppoi dice che a qualcuno viene da pensar male…

L’altra sera all’Olimpico poi è successo di tutto, il calcio ha messo in mostra di nuovo il peggio di se. E non certo per gli errori di Rocchi tradito da Fabbri che verrà ricordato non certo per un passato arbitrale ma per la «stecca» presa in questo Roma Inter che i giallorossi meritavano di vincere. Giusto così, è il minimo.

Ma soprattutto chi ha fatto peggio: Spalletti. Un gigante. È se qualcuno fosse rimasto in bilico tra lui e Totti, o non avesse voluto all’epoca prendere posizione nell’atavica diatriba tra il giocatore più forte di tutti i tempi della Roma e l’allenatore che (secondo lo stesso), lo avrebbe fatto smettere di giocare al calcio, questo siparietto gli ha chiarito le idee. La sensazione generale è netta: e cioè quella di un tecnico senza equilibrio, che non ha perso ancora una volta l’occasione per polemizzare, mettere puntini su «i» inesistenti. Insomma per far casino, da rosikone qual è.

E non è un caso nemmeno che, a rileggerla oggi, si sia lasciato cosi male con la tifoseria: tutta contro. Ancora una volta Spalletti sbaglia modi e tempi: prima ammette l’errore e accetta l’espulsione, allineandosi anche all’idea generale del rigore su Zaniolo. Poi però, rientra in onda con l’occhio spiritato (faccia da matto vero, eh…) e si lamenta per il rigore non dato su una spinta di Manolas a Icardi. Trascinato via mentre urla l’ennesimo: «Totti non l’ho cacciato io…».Coscienza sporca!? Ma no, la colpa è dei media che allora lo rivollero a Roma: parola di vecchi banditi e nuovi ubriaconi. Sempre loro.

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